Volkswagen. Quattro (buoni) motivi per essere ragionevolmente lieti

By on Set 26, 2015 in Comunicazione, Contemporaneità

Premesso che fregarsi le mani per l’ennesimo Götterdämmerung tedesco non è solo un peccato di Schadenfreude, la gioia maligna che si prova per le disgrazie altrui, ma una testimonianza di imbecillità senza rimedio, penso che questa tragedia comunichi anche quattro motivi di speranza.

Perché la tragedia della Volkswagen riguarda tutti? Il falso d’autore VW colpisce al cuore il valore fondante di qualsiasi società e di ogni relazione umana: la fiducia. Dalla fiducia degli amanti, alla fiducia che il figlio ripone nel padre quando questi lo invita a lanciarsi nel vuoto con la promessa che sarà (gioiosamente) afferrato al volo da mani sicure; dalla tranquillità con cui si depositano i risparmi in banca invece di sotterrarli sotto l’albero degli zecchini d’oro; dalla fiducia con cui stipula un’assicurazione sulla salute, si investe in un’azione o in un titolo di Stato, sino alla fiducia nell’acquisto di una bottiglia di Amarone (piuttosto che di Cote de Beaune o di Barolo della Morra) con la certezza che siano nate proprio lì, frutto del lavoro di vigneron veneti, piemontesi o borgognoni, e non in una putrida landa chinese.

Vengo ai quattro (buoni) motivi per essere ragionevolmente lieti

Primo motivo

Con buona pace della Scuola di Chicago e degli ultra-liberisti post-reaganiani, il caso VW dimostra per l’ennesima volta che il mercato non è affatto capace di regolarsi da solo. C’è sempre bisogno di autorità di controllo indipendenti (statali e non) in grado di

  1. regolare il mercato (cultura delle regole e del rispetto delle regole, punizione dei furbetti)
  2. tutelare la libera concorrenza
  3. tutelare le parti più deboli e indifese (risorse umane produttive e consumatori)

Tutte le volte che ciò non è accaduto, dai merdai delle banche alle campagne di disinformazione sul clima promosse dalle compagnie petrolifere, a pagare sono state le collettività e i più deboli. Senza regole e limiti posti alle posizioni dominanti, innovazione tecnologica, di pensiero e di processo vanno a farsi benedire. Una realtà che in passato ha riguardato i monopoli americani delle TLC, smantellati con rigore e coraggio, e che oggi concerne invece i signori del digitale. Quando un’azienda diventa troppo grossa (in tutti i sensi) è come la grande quercia sotto alla quale neppure l’erba riesce più a spuntare.

Secondo motivo

La Germania, grande e meraviglioso paese, sistematicamente non rispetta le regole che impone agli altri. Afferma Romano Prodi sul Messaggero: “Il caso Volkswagen ci obbliga a riflettere… conosco bene che la forza e la grandezza spingono quasi naturalmente un’impresa a ritenere che le regole siano sottoposte al proprio potere e non viceversa… si tratta di una violazione esercitata in un settore particolarmente delicato, che è quello dell’inquinamento, nel quale l’Europa, sotto guida tedesca, ha imposto a tutti regole severe e ha preteso di essere un esempio di coerenza e rigore… Un danno di immagine quasi irreparabile anche perché le disposizioni sull’inquinamento delle autovetture erano state ammorbidite dopo una lunga battaglia proprio per tenere conto degli interessi dell’industria automobilistica tedesca che, producendo modelli in media più potenti di quelli degli altri Stati, necessitava di regole meno stringenti… Regole che la Germania ha duramente imposto agli altri Paesi: il fatto che esse siano state pesantemente violate dalla più grande impresa germanica non può che lasciarci sorpresi e interdetti…. Siamo di fronte ad una situazione del tutto particolare di una politica industriale europea che è (comprensibilmente) guidata dal Paese più forte a servizio dei propri interessi ma questa stessa politica non viene poi rispettata dalle maggiori imprese del Paese stesso… Se uno Stato ha la forza di imporre le politiche a proprio vantaggio bisogna che almeno abbia la stessa forza nell’imporre comportamenti conseguenti alle proprie imprese”.

Motivo di lietezza: è presumibile che d’ora in poi, nell’aspro confronto tra gli integralisti del rigore e i sostenitori di una svolta keynesiana a favore della spesa per investimenti che così grandi risultati ha prodotto negli USA, questi ultimi abbiano qualche freccia (eufemismo) in più nella faretra.

Terzo motivo

Analisti e specialisti del mercato dell’auto e dell’energia paiono condividere l’idea che, finalmente, si potrà fare sul serio sull’auto elettrica e sulle nuove tecnologie. L’orrido diesel con la sua coppia immediata da trattore sui monti (tu-tu-tu-tu) e il suo asfittico numero di giri, uscirà finalmente di scena? Mi sembra incredibile: siamo riusciti ad andare sulla Luna nell’ormai lontano ’69 e oggi le nostre città sono ancora impestate dal particolato dei diesel e dal puzzo dell’olio dei motori a due tempi, per non parlare degli agenti killer nascosti nella così detta benzina “verde”.

Come sempre è un problema di

  1. volontà politica
  2. pianificazione strategica a lungo termine
  3. investimenti adeguati in ricerca e sviluppo

Quarto e ultimo motivo

La vicenda dei furbetti del quartierino di Wolfsburg (vedrete che a pagare saranno i soliti quattro sfigati: il portiere scemo, la centralinista orba da un occhio e l’ingegnere single per via dell’alitosi) riporta in primissimo piano la questione del condominio nel quale (temporaneamente) noi tutti abitiamo. Possiamo cambiare città e con qualche trascurabile disagio persino paese (beninteso se non si tratta di affrontare il mare su un barcone o attraversare le frontiere ungheresi…) ma di pianeta per il momento c’è questo solo.

Il cambiamento climatico – a lungo criminalmente negato dalle lobby petrolifere – non è più una teoria. Purtroppo è un fatto. Complicato, difficile. Ma che possiamo trasformare in opportunità, e grossa pure. E’ un problema di volontà politica, determinazione, investimenti adeguati. Non si tratta di inventare, subito qui e ora, la pietra filosofale o il filtro che dona l’immortalità. Niente pensiero magico o misticismi metafisici, ma organizzazione, quattrini e ricercatori messi sul pezzo.

Si tratta di smetterla con le merdacce di ogni ordine e grado che l’Occidente pigro e disgregato e l’Oriente non più rosso da un pezzo, continuano con spensierata consapevolezza a dispendere in terra, in cielo e pure in mare.

E’ solo una questione di soldi da investire. Un costo momentaneo per giunta: la storia ha dimostrato (e continua a farlo) che in ogni cambio di paradigma (sociale, tecnologico, culturale, scientifico) chi ha saputo innovare ha sempre guadagnato. Non solo denaro, ma prestigio, autorevolezza, grandezza morale. E’ una questione di soft power, la leadership delle idee, dei sogni e dell’amore per la vita. Il vero potere che vince su qualsiasi altro. Il potere che i tedeschi, e insieme a loro la più parte del mondo, continuano a non comprendere e a non praticare.

(Auto di tutti i paesi, unitevi! Non avete nulla da perdere se non le vostre emissioni e tutto un mondo da guadagnare)