Un sogno per tutti

By on Lug 1, 2015 in Comunicazione

L’edizione di Repubblica di martedì 30 giugno li definisce “manifesti shock”. Affissi a Torino per conto del candidato sindaco Luca Olivetti, sono scritti in italiano e arabo. Hanno come tema l’immigrazione e le regole. Eccone un esempio:

“Benvenuto a Torino, se intendi rispettare la nostra legge, la nostra cultura e la nostra storia. Se sei venuto per delinquere o per imporre la legge della Shari’a faremo l’impossibile per cacciarti”.

Il candidato Olivetti è l’animatore di “un sogno per Torino” (www.unsognopertorino.it), il pensatoio (veramente Rep lo chiama think tank) che si propone l’obiettivo di unire il centrodestra e trovare un candidato sindaco “non nominato”.

Sul sito – fondo nero, scritte in bianco, titoli in rosso sbiadito – campeggia un claim che non brilla per originalità, per non dire che è francamente sdato: ci mettiamo il cuore. (Minkia Sabbri, commenterebbe la Litizzetto).

Tuttavia l’impressione è un’altra: questi signori ci stanno mettendo la testa nel senso di cervello, altro che cuore.

Il rispetto delle regole, se non il rispetto tout court, è per definizione un principio “di sinistra” (mi scuso per questa definizione dell’altro secolo, ma per me “destra / sinistra” hanno ancora significato e capacità di distinzione). Sono i più deboli, i più esposti, i più anziani ad avere un bisogno, talvolta disperato, di regole e di rispetto delle suddette e di molto altro. Gli altri, i forti, i ricchi, i prepotenti, le regole da sempre se le fanno da soli. E le impongono agli altri.

L’essenza dello Stato, inteso quale strumento per stare insieme in modo meno incivile, è sostanzialmente questo: il monopolio della forza e il diritto/dovere di far rispettare le leggi democraticamente sottoscritte dai cittadini. Stop.

Quando le sinistre di ogni ordine e grado comprenderanno questa semplice, banalissima verità?

La rivoluzione oggi si fa coprendo le buche delle strade, raccogliendo la spazzatura, punendo i pisciatori notturni e diurni che si scaricano sui muri delle nostre sempre più sgradevoli città. Accogliere chi ha voglia e bisogno di fare, chi è disposto a rispettare le regole che valgono per noi tutti. E, certo, si tratta anche di costruire le moschee dove c’è da costruirle. A spese dei fedeli va da sè.

Dando seguito in modo sorridente e rigoroso ai dettati del più bel documento mai scritto dai politici italiani. Si chiama Costituzione, una splendida signora di 68 anni che non vede l’ora di essere finalmente applicata.