Non so nulla di virologia, epidemiologia, statistica. Non essendo in grado di esprimere una valutazione sensata, la scelta inglese di distribuire il vaccino senza attendere il via libera delle agenzie del farmaco europea e statunitense mi interessa quindi esclusivamente da un punto di vista epistemologico. Parolone il cui significato riguarda volenti o nolenti la vita di tutti noi essendo attinente ai metodi attraverso i quali è (ragionevolmente) possibile raggiungere la conoscenza. In buona sostanza, detto in soldoni distinguere il vero dal falso che è poi il principale cruccio della nostra epoca.
Al di là di banali quanto opinabili spiegazioni politiche (propaganda pro-brexit, efficacia del Regno Unito liberato dalla burocrazia della Ue etc. etc) la scelta inglese di effettuare la campagna vaccinale prima dei controlli delle agenzie riguarda l’etica, ovvero quel ramo della filosofia “che si occupa più specificamente della sfera delle azioni buone o cattive e non già di quelle giuridicamente permesse o proibite o di quelle politicamente più adeguate”. I corni del problema sono dunque i seguenti: si tratta di decidere se vale la pena di correre il rischio di causare danni futuri alle persone affrettando le vaccinazioni a fronte di morti (certe) causate dal ritardo della somministrazione; se faccio in fretta saltando i controlli salvo più vite nell’immediato, ma c’è la possibilità di metterne a rischio molte altre in futuro; se attendo, è certo che perderemo qualche vita che invece potrebbe essere salvata.
Questione etica prim’ancora che politica, ma tuttavia essenzialmente politica, (riguarda l’esistenza dei cittadini della Polis) che mi ricorda il quesito dell’uomo grasso e la nascita della carrellologia. Un carrello ferroviario fuori controllo corre verso cinque uomini legati sui binari; se non sarà fermato in tempo li travolgerà uccidendoli. Per caso vi trovate sul cavalcavia ad di sopra della linea ferroviaria e osservando la tragedia imminente notate un uomo molto grasso in piedi accanto a voi. Se lo spingete facendolo cadere sui binari morirà ma la notevole stazza del suo corpo fermerà il carrello salvando cinque vite. Il dilemma è dunque il seguente: uccidereste l’uomo grasso? (disambiguazione: l’uomo grasso non è necessariamente Mario Adinolfi). David Edmonds, filosofo britannico dell’ Università di Oxford, racconta la storia di come questo piccolo e apparentemente insignificante dilemma abbia (utilmente) impegnato i filosofi morali per oltre mezzo secolo. Se siete interessati alla questione il saggio s’intitola “Uccideresti l’uomo grasso? Il dilemma etico del male minore” ed è edito da Cortina.
Tornando alla vicenda inglese, scrivendo questa piccola nota mi accorgo che oltre ad una questione inerente l’etica la vicenda inglese riguarda anche la comunicazione. La poveretta, al contrario dell’epistemologia, non è né mai potrà essere una scienza, ragione per cui di essa si occupano i proverbiali cani e porci (dogs and pigs). I penosi risultati, sotto gli occhi di tutti, non hanno bisogno di commento.