“La società dei diseguali” è il titolo dato da Castelvecchi alla (meritoria) rielaborazione della trasmissione “The Hffington Post live – Elizabeth Warren e Thomas Piketty discuss nature e income inequallity”. Al centro della discussione sta il mito dell’economia trickle-down, la tesi per cui se i ricchi conservano la fetta la più grossa possibile dei loro patrimoni, certamente si produrrà un effetto a cascata che renderà tutti più benestanti. Purtroppo la teoria dello sgocciolamento della ricchezza dall’alto verso il basso per effetto di non si quale forza di gravità, è falsa. Nel senso che non funziona.
Abbiamo avuto parecchi decenni per scoprirlo, da quando cioè Ronald Reagan e la sua più stretta seguace, la pur gentile signora Thatcher, applicarono i dettati di Milton Friedman, guru della scuola di Chicago. Non toccare i patrimoni, taglia le tasse e taglia i servizi pubblici, privatizza: ci penserà il mercato ad autoregolarsi. Più i ricchi saranno ricchi, e più denaro metteranno in circolo… Purtroppo non è andata così. Gli studi condotti da Piketty – “Il capitale nel XXI secolo” – e della senatrice Warren dimostrano come il sistema sia stato manipolato a favore dei ricchi a scapito della classe media.
Ritornare a premiare chi lavora sodo e rispetta le regole: è questa l’essenza dell’America, sostiene la senatrice democratica, l’esponente politico statunitense fieramente anti-liberista che sostiene gli Occupy Wall Street. Rivedere alla radice il sistema fiscale, teorizza (fra le altre cose) Piketty.
Nonostante tutti gli sforzi e tutta la passione politica, continuo a capire davvero poco di economia. Tuttavia non credo occorra una gran scienza per avvertire l’insostenibilità di un assetto planetario dove la distribuzione della ricchezza è così spaventosamente sbilanciata. (Per non parlare dello squilibro ancora più spaventoso tra chi muore di cattivo cibo e chi più semplicemente per semplice penuria di esso). Ma trovo paradossale, e per qualche aspetto anche tragicamente comico, che per ascoltare qualche pensiero critico sul capitalismo e sulle conseguenza del capitalismo senza limiti né freni, si sia dovuto attendere il contributo di una senatrice del Massachusetts e di un professore di Parigi.
Se il buon vecchio Marx che un paio di queste cose le aveva capite un secolo e mezzo fa potesse ascoltarci, di certo scuoterebbe il bronzeo testone nel cimitero di Hightgate…