“Ti auguro di vivere in tempi interessanti” è una celebre maledizione. La scagliavano i nostri fratelli di cultura ebraica (fratelli maggiori per la precisione) nei tempi in cui la noia negli Shtetl veniva spezzata da quelle manifestazioni che vanno sotto il nome di progrom. Evito di usare l’imperfetto perché l’usanza ha ancora la sua attualità.
Che si viva in tempi interessanti non lo si può negare. Per chi è un appassionato di storia delle idee (disciplina sorprendetemene recente dal punto di vista accademico) immagino sia divertente scoprire come ii furori iconoclasti della nostra epoca hanno origini lontane se non lontanissime: l’ur-nemico sarebbe addirittura Newton, ovvero gli albori di quella scienza moderna destinata a sconvolgere l’ordine costituito e la legittimità divina del potere regale.
Le teorie contro-illuministiche nascono in quegli anni e “divennero in Francia la fonte dell’ispirazione della politica monarchica e, insieme con la nozione di eroismo romantico e la netta contrapposizione di creativo e non creativo, di individuo e nazione storici e non storici, furono il terreno di cultura del nazionalismo, dell’imperialismo, e infine… delle dottrine fasciste e totalitarie novecentesche” (Isaiah Berlin, “Controcorrente” Adelphi).
Insomma, per comprendere il Bossi localista e dopo di lui il Salvini sovranista, bisogna tornare ad Herder; mentre per decifrare gli indecifrabili 5 Stelle, i no-vax, i nemici della scienza, i teorici della decrescita felice e gli adepti del ritorno alla Natura, i riferimenti ideali si trovano nelle componenti irrazionaliste e reazionarie del romanticismo, la “cosa” tra le più variegate e complesse mai inventate dall’uomo. Lì dentro ci sta tutto come nella tasca di Eta Beta: rivoluzione e conservazione, progresso e reazione, natura e cultura, angeli e demoni, atei e teisti.
Di irrazionalismo ultimamente ne assumiamo ogni giorno una quantità via via crescente, al punto che molti di noi paiono essersi mitridatizzati sino a non farci più caso. E poiché non sappiamo farci mancare (mai) nulla, di irrazionalismi proprio come i populismi ne produciamo addirittura due. All’irrazionalismo di “destra” fa infatti riscontro quello di “sinistra”, un contraltare che rende se possibile ancora più squilibrata la già periclitante qualità della discussione. Un esempio di scuola è l’incendio di Notre Dame. Da destra, agli sgarbi sgangherati di chi fa braccetto ai cugini, fanno eco quelli di chi, sgarbato di nome e di fatto, spiega che la chiesa altro non sarebbe che un falsone di fine Ottocento; da sinistra scalpitano invece i benaltristi platealmente scandalizzati nel ricordarci che il vero dramma meritevole del nostro dolore e del nostro denaro è quello dei migranti.
Tutto eternamente ritorna come sosteneva il buon vecchio Nietzsche? Diciamo che piuttosto che di ritorno è il caso di parlare di permanenza: nulla pare mai andarsene davvero via scomparendo una volta per tutte dalla nostra mente. Malattie che si riteneva debellate come la tubercolosi, il razzismo, e la xenofobia. fanno nuovamente la loro comparsa. Qualcuno, senza dubbio tra i più fortunati, si affida alla preghiera: come dicevano gli antichi primum vivere deinde philosophari.