Già dalla prefazione si comprende che Maurizio Ferraris dev’essersi divertito più che abbastanza nello scrivere “L’imbecillità è una cosa seria” (Il Mulino, 12 euro). L’ironia, la capacità di unire registri diversi esplorando la cultura “alta” e quella “bassa”, in questo perfetto sodale di Eco, rendono estremamente stimolante la lettura anche dei suoi scritti più ostici. Teorico del realismo positivo (“È banale dirlo, ma conviene non dimenticarlo: è la realtà che salva, non l’illusione”) insegna Filosofia teoretica all’Università di Torino dove dirige il Laboratorio di ontologia). Ferraris sostiene che “ogni epoca ha i suoi tromboni, così come ha i suoi bugiardi, i suoi furfanti, e ovviamente i suoi imbecilli”. Impossibile dargli torto: e infatti l’agile volumetto mette insieme una quantità di imbecillità assortite dove, ad esempio, Popper è in buona compagnia insieme a Rousseau...