Quando muore un giornale, un giornale vero intendo e non un fogliaccio di calunniatori, è un guaio serio per tutti. Anche per chi non lo ha mai letto. Quando muore un giornale degno di questo nome, muore un modo – unico ed esclusivo – di vedere e raccontare il mondo. E senza quella visione, che può piacerci o meno beninteso, siamo tutti un po’ più poveri perché privati di un cannocchiale (o di microscopio). Non ho mai amato l’Unità, a partire dall’inchiostro che regolarmente ti restava sulle mani. L’ho comprata solo ai tempi di Cuore e di Tango (ricordate?) gli inserti satirici di Serra, Staino e Vincino. E solo il lunedì, beninteso. Si tenevano gli inserti e si gettava il giornale, tanto era plumbeo e noioso come una sinfonia di Bruckner. Lo stesso con le prime video-cassette spacciate dal Walterino (Veltroni). Si comprava l’Unità per il film, se il film piaceva, beninteso. E il...