Quando muore un giornale

By on Giu 20, 2014 in Contemporaneità

Quando muore un giornale, un giornale vero intendo e non un fogliaccio di calunniatori, è un guaio serio per tutti. Anche per chi non lo ha mai letto. Quando muore un giornale degno di questo nome, muore un modo – unico ed esclusivo – di vedere e raccontare il mondo. E senza quella visione, che può piacerci o meno beninteso, siamo tutti un po’ più poveri perché privati di un cannocchiale (o di microscopio). Non ho mai amato l’Unità, a partire dall’inchiostro che regolarmente ti restava sulle mani. L’ho comprata solo ai tempi di Cuore e di Tango (ricordate?) gli inserti satirici di Serra, Staino e Vincino. E solo il lunedì, beninteso. Si tenevano gli inserti e si gettava il giornale, tanto era plumbeo e noioso come una sinfonia di Bruckner. Lo stesso con le prime video-cassette spacciate dal Walterino (Veltroni). Si comprava l’Unità per il film, se il film piaceva, beninteso. E il...

Gelato popolare

By on Giu 12, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Si parla di lavoro, ma la passione di MB è la musica. Così, nel corso di un colloquio telefonico mi invita a cercare sul Voi Tubo una certa Amy Stewart. “Cantante e donna fantastica, sentirai” raccomanda. Naturalmente vado (qualsiasi cosa pur di non lavorare). Trovo e clicco. Parte lo spottone. E’ un video Algida, di quelli con l’orso scemo (fateci caso, sarà perché si stanno per estinguere, ma gli orsi della pub – dalla mentina in poi sino al Vodafone di “relaaax” – sono particolarmente scemi). Nello spottone che guardo con occhio medusato c’è un lui seduto al bar insieme a una lei. Il lui ha lo sguardo da triglia abbondantemente morta. Più stinto e banale di un agrimensore di Foggia (mi perdonino i foggiani tutti), si accompagna incomprensibilmente ad una creatura femminile dall’aspetto attraente e pure intelligente (sembra una californiana che abbia studiato filologia a...

Colpa

By on Mag 23, 2014 in Contemporaneità

C’è sempre una colpa, o più di una. E di conseguenza c’è sempre un colpevole, o più di uno. E’ una costante del carattere italiano ben sintetizzata dal detto “piove, governo ladro”. La colpa di questi ultimi tre giorni è il dibattito elettorale, che ignorando l’Europa è deragliato (colpevolmente) su temi più bassamente domestici. Per Antonio Polito de “Il Corriere della sera” la colpa è di Grillo che “appicca incendi per prendere voti senza l’onere di proporre soluzioni”. Ma anche (“ma anche, ma anche”) da Renzi che si sarebbe “fatto imporre l’agenda”. (Pare che la dettatura dell’agenda, la definizione dell’agenda, la rincorsa dell’agenda, lo smarrimento dell’agenda, sia la stele di Rosetta della politica italiana). Più icastico, o forse più lapidario, e forse persino...