Com’era inevitabile e largamente auspicato dagli autori, la vignetta di Charlie Hebdo sul destino del piccolo Aylan, il bimbo trovato morto annegato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, ha suscitato sconcerto, disappunto, indignazione. Emozioni del tutto lecite: è compito (meglio: è natura) della satira provocare sino all’urticazione la pelle sensibile dell’opinione pubblica, il pensiero e la coscienza stessa. Altrimenti non sarebbe satira, ma più banalmente comicità che, appunto, è tale se fa ridere oltreché, si pera almeno un poco, pensare. Per chi non l’avesse vista, la vignetta incriminata si interrogava sul futuro del piccino se avesse avuto la ventura di diventare adulto, ipotizzando per lui un allegro avvenire di molestatore di donne germaniche. “Sgradevole” è stato il commento di persone di cui ho stima e, soprattutto, fiducia nelle loro capacità critiche; come da copione molto...