La mia palestra è piccola. Nel piccolo spogliatoio della mia piccola palestra ci fa compagnia la musica di una radio. Trasmette ininterrottamente solo musica voglio-morire-qui-presto: Nino D’Angelo, Toto Cutugno, Riccardo Cocciante… Qualcuno sostiene sia una scelta dettata dalla necessità di ridurre al minimo i tempi di permanenza- (Altri sostengono sia puro sadismo dei gestori).
Oggi sono stato fortunato. Terminato il lavoro per tenere insieme il ginocchio sinistro, mi sono beccato la Gianna. “Bello, bello e impossibile” cantava. “Con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale”. La canzone è del 1986. Quell’anno esplodeva Cernobyl. La ex-corta che mi somiglia compiva un anno.
“Con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale”, dicevamo. A parte l’attacco d’invidia provato al Museo Nazionale di Atene per le Kouroi del periodo arcaico, il mio interesse (e di conseguenza la mia competenza specifica) per il fascino maschile tende verso lo zero. Per dirla tutta, il “sapor mediorientale” evocato dalla Nannini mi richiama alla mente gli aromi dolciastri del Patchouli, gli incensini degli spinellatori a go-go, e nel peggiore dei casi lo sciabattare dei soggetti di etnia araba o arabeggiante, che per noi ignoranti in materia sono pressoché tutti eguali.
Era il 1986, abbiamo detto. Oggi, dopo la guerra in Iraq, le imprese di al-Qaida, l’attacco alle Torri e le gesta dei tagliagole di Daesh, temo che anche il “sapor mediorientale” non sia più lo stesso.