Rue Beaubourg

By on Feb 5, 2017 in Comunicazione

Dopo sei anni dall’inizio del cantiere e un mare di polemiche, Renzo Piano aveva dichiarato: “Il Centre dev’essere il primo monumento della rivoluzione culturale che consiste nel rimettere in discussione tutti i criteri della bellezza: è un edificio che serve a porre delle domande, non a dare delle risposte”. Siamo nei primi anni ’70, il “Centre” è il “Centre national d’art et de culture Georges-Pompidou”, chiamato più semplicemente Beaubourg dal nome di una via limitrofa.

Credo non ci sia bisogno di spendere molte parole sul ruolo che il Beaubourg ha conquistato: luogo di incontro, di documentazione (la biblioteca con più di 400.000 volumi) di informazione culturale (mostre temporanee e mostre permanenti) luogo di intrattenimento, di socializzazione e di piacere. Ma anche, se non soprattutto, “oggetto architettonico” che ha sancito l’inizio di una stagione nuova (e rivoluzionaria) del pensare progettuale.

Tornando alle parole di Piano pronunciate quarant’anni fa, mi colpisce la lucidità e la lungimiranza dell’allora (assai) giovane architetto: edificio che serve a porre delle domande, non a dare delle risposte. In quest’epoca disperata e povera in cui tutti ritengono di avere i titoli (e di conseguenza il diritto) di offrire risposte magari pure non richieste, come sarebbe bello se la tenzone riguardasse la qualità delle domande piuttosto che l’arroganza delle risposte.