Abita a Rimini, la città di Fellini, della piada e dei pedalò, il cuore della Comilva (Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni) la più grande delle associazioni che predicano l’obiezione di coscienza contro i vaccini. Pare che il loro nemico acerrimo non siano i virus, i batteri e le malattie esantematiche, ma i pediatri, che – incredibile ma vero – si ostinano a prescrivere i vaccini. Dicono anche che l’esortazione di Comilva alle mamme e alle gravide sia “Voi ne sapete più di loro!”, grido che mi ricorda il “Deus lo volt” usato da Pietro l’Eremita nelle sue predicazioni di arruolamento alla crociata dei pezzenti. (Sul perché una mamma, magari pure poco alfabetizzata, ne debba sapere più di un pediatra, non sono riuscito ad avere ulteriori informazioni).
Vaccini e vaccinazioni obbligatorie sono, come tutti dovrebbero sapere, uno dei molti meravigliosi frutti dell’Illuminismo (la prima intuizione l’ebbe Jenner nel 1796, dimostrata scientificamente cento anni dopo da Pasteur) che hanno portato allo straordinario allungamento della vita media, alla vertiginosa crescita della speranza di vita e, infine, al crollo della mortalità infantile. Tutto questo nei paesi evoluti. Che poi, tanto per non girarci attorno e smetterla una volta per tutte di flirtare con gli aspetti più idioti del politicamente corretto, sono i paesi dove è nata la cultura occidentale: luoghi che riconosci subito dagli altri per via dalla libertà di pensiero e parola.
E qui casca l’asino, ché la libertà di parola a volte fa scherzi brutti davvero. Così, nonostante le molteplici storie e storiacce di invenzioni “sanitarie” che periodicamente prendono piede nel nostro paese (dal medico che “curava” il cancro con un preparato a base di feci e urina di capra, il famoso “Siero Bonifacio”, al caso Di Bella – terapia priva di riscontri scientifici e, purtroppo, pure di risultati – fino all’ultima bufala delle staminali del metodo Stamina) continuano ad esserci individui (migliaia, milioni?) dotati di libertà di parola che la esercitano per mettere in dubbio la sola cosa indubitabile: il metodo scientifico. Il solo modo in grado di assicurare progresso (progrèsso s. m. dal lat. progressus “andare avanti, avanzare”) ma anche, e soprattutto, capace di riconoscere i propri errori e auto-correggersi. Tutto il resto è, nel migliore dei casi, pensiero magico, superstizione, stupidità. Nel peggiore, speculazione politica come pare accada nel movimento anti-vaccino.
Che dire alle madri e ai padri dei pargoli consegnati al Medioevo? La tentazione è pensare alla selezione della specie: affari loro, pace e amen. Ma è un pensiero cinico, e in quanto tale povero e distruttivo: un bambino non vaccinato mette a rischio la salute di tutta la comunità, non solo la propria.
I genitori che non vaccinano i figli rompono così quella cosa impalpabile ma più consistente della roccia basaltica che si chiama patto sociale, ovvero l’alleanza tra individui che si sentono comunità. Una di quelle due o tre cose che ci rendono moderni e aiutano a distinguere l’occidente dai vari barbaristan che impestano il mondo. Che tutto questo potesse accadere nel cuore della laica e repubblicana Romagna non l’avrei mai detto.