Appartengo a una generazione che teneva la Storia in gran conto. La Storia e in subordine la Geografia erano il combustibile che alimentava le nostre pressoché infinite discussioni. La politica teneva banco, ne eravamo quasi tutti innamorati nel modo insensato e infantile che segnò gli anni Settanta prima che da stupidissimi diventassero di piombo. Si perseguiva la Storia con una acribia degna di un rabbino chassidico nella convinzione che da essa nascesse la comprensione della realtà. Disprezzavamo le falsificazioni quanto e più dell’ignoranza, convinti che la seconda poteva essere colmata dallo studio, mentre la prima era il frutto della disinformazione pianificata. Così, neppure il più roccioso stalinista avrebbe negato che sì, l’Unione Sovietica aveva sottoscritto un patto con la Germania nazista per poi procedere alla serena spartizione della Polonia, all’invasione delle...