Nel banale linguaggio markettaro, imitatorio sicché in costante ritardo rispetto alla realtà, un tempo si definiva segmentante un fenomeno che mettesse in condizione di separare (e quindi) riconoscere; Se avessi in dono la magica arte di Mosè chiamerei spartiacque quegli eventi, accadimenti o fatti (nella lingua italiana, avverte il Tommaseo, non esistono sinonimi) che ci mettono in condizione di esercitare la distinzione.
La legge sulle unioni civili votata dal Parlamento italiano è uno di questi (eventi, accadimenti o fatti) spartiacque. Costringe a schierarsi. A scegliere. A pronunciarsi. Riproponendo, con buona pace di chi ne sostiene la sparizione, la distinzione tra conservazione e progresso, innovazione e reazione, cambiamento e staticità. Nell’attesa che gli inevitabili berci sfumino sino a placarsi, è forse di qualche interesse ragionare non tanto sugli schieramenti (prevedibili e banali come un giorno di pioggia il 4 Novembre) quanto sull’antropologia dei comportamenti.
Cluster “Non lo fo per piacer mio”
Comprende il pattuglione dei cattolici malpancisti infrattati nel PD: coloro che pur avendo sottoscritto il programma elettorale del loro partito in tema di diritti civili, hanno intascato i voti degli elettori e continuano a confondere la Costituzione dello Stato Italiano con le sentenze del cardinal Ruini.
Cluster “Ci vuole ben altro”
Il partito dei benaltristi vede primeggiare la signora Michela Marzano, la filosofa della morale che oltre a informarci graziosamente sulle pagine di Repubblica sul suo stato di salute (“ero anoressica, ora non più”) esprime tutta la delusione per le manchevolezze della legge comunicandoci che sì, lascerà il Partito Democratico; ovviamente senza abbandonare il pratico scranno alla Camera. Anche Civati, il mai abbastanza cresciuto ex-ragazzo di Monza che, abbandonato il Pd, si è costruito il suo nuovo partito chiamato “Possibile” (Pippo, ma che roba ti sei hai fumato?!?!) ritiene imperfetta (incompleta, carente) la legge sulle unioni civili. E quindi si astiene.
Cluster: “Avanti verso il Medioevo!”
Comprende un vasto schieramento che va dai neo-guelfi del family-day, ai pazzarielli tipo Giovanardi, sino ai pesi massimi (in tutti i sensi) come l’Adinolfi. Pur se coraggiosamente sprezzanti del ridicolo, si trovano ora a fare i conti con il riformismo di Papa Francesco. Se anche le donne avranno (finalmente) un ruolo nella Chiesa, questi che fanno, resuscitano il pur valido Cardinal Lefebvre?
Cluster: “E’ tornata la DC”
E’ un clusterone bello grosso, folto di personaggi di indubbia attrattività. Il Marchini su tutti, la cui astuzia levantina gli fa scordare le dichiarazioni sui diritti civili: forse che Roma non vale una messa? Il grosso del gruppone è costituito dai pentastellati, gli eredi della miglior tradizione dorotea, insuperabili nell’arte di trovare sempre una scusa per scegliere mai niente. Così non si spaccano e restano puri (maggio è pur sempre il mese della Madonna). Importa a qualcuno che milioni di voti se ne stiano congelati come gli embrioni in frigorifero?
L’ultimo cluster non ha nome. E’ cangiante, mutevole come le nuvole (“Nuvole in viaggio, chiari reali di lassù! D’alti Eldoradi malchiuse porte”). Chi ne fa parte entra ed esce come dalle porte girevoli di Grand Hotel, tradendo a volte le aspettative, altre onorandole oltre misura.
E’ il cluster di chi ha compreso che, per quanto nobile, il solo scegliere e schierarsi non basta. E’ un atto morale – il solo modo di abbandonare la nefasta doppiezza togliattian-democristiana che prima ha salvato il paese dalla guerra civile e poi l’ha ingabbiato nel consociativismo – ma non basta. Il punto è entrare per davvero nel merito e affrontare i problemi per risolverli.
Felice quindi il momento in cui tutti quelli del “vincere o morire” si levano dalle palle per godersi la loro insignificanza, lasciando agli uomini di buona volontà l’esercizio della mediazione, la ricerca del compromesso che è l’essenza stessa del fare le cose di questo mondo, dalla gestione del condominio al trattato di non proliferazione nucleare. Mediazione, ovvero la virtù degli adulti che consente di stare ragionevolmente insieme e di prendere decisioni non troppo irragionevoli.
L’estremismo del tutto o niente – la nettezza assoluta delle posizioni come il fanatismo nel desiderio – vale solo in amore. E’ solo in quel territorio selvaggio (e il più delle volte inesplorato) che il compromesso e l’arte dell’accontentarsi sono imperdonabili crimini e misfatti.