La morte fa bene alla carta stampata. I miei amici francesi (che vorrei tanto diventassero gli inviati speciali da Parigi di questo povero blog) mi informano che dal giorno dell’eccidio di Charlie Hebdo e degli ebrei al supermecato, le vendite dei giornali in Francia hanno subito un’incredibile impennata: Liberation ha moltiplcato per 5, Les Echos e Le Figaro per 2. Le Monde (il giornale che amiamo di più) ha segnato un + 175%. Le Parisien-Aujourd’hui en France + 50%; Ouest France + 36%; L’Equipe + 34. Le Canard Enchainé del giorno 14 gennaio ha vendito un milione di copie invece delle solite 400 mila. Pare che la tendenza sia durata fino alla grande “Marche Républicaine” di Parigi.
Durerà? Temo di no. Purtroppo, parafrasando la malignità di un produttore cinematografico a proposito degli insuccessi del regista Roberto Rossellini (non è che possiamo fare sempre una guerra mondiale per metterlo in condizione di girare le sue storie migliori, diceva) non è il caso di auspicare un attentato alla libertà di stampa alla settimana per sollevare i destini dell’editoria.
Ma quanto sarebbe bello se un allegro commando armato di coriandoli facesse irruzione nelle redazioni della peggio stampa italiana, quella del caso Boffo, del signor Farina, la spia chiamata “Betulla”. Immaginatevi gli strilli e i titoli che ne seguirebbero: “Sallusti, Belpietro e Feltri vittime di un’aggressione situazionista!”. (Mmmmh, forse è meglio di no).