Stanotte ho avuto un incubo. Un raggio traente mi trasportava all’interno di un’astronave aliena sospesa sopra il cielo di Milano. Un’abbagliante luce bianca opalina mi impediva di indovinarne le fattezze dei miei rapitori. I quali, con tenacia degna di miglior causa, insistevano a propormi quesiti ai quali non ero in grado di dare risposta.
Non ho mai guardato quella cosa che chiamano “Sanremo”. Non quando ero giovane, né tantomeno ora che sono vecchio; pur essendo in qualche modo informato dei fatti (giornali e siti generalisti non parlano d’altro) non sapevo spiegare agli alieni perché milioni di italiani si facciano spettatori di uno spettacolo indicibile. Ogni anno qualche milione in più, dicono. E nonostante la crisi demografica.
Non sapevo spiegare neppure perché il signor Amedeo – quello che si fa chiamare Amadeus e, addirittura, Ama anche da perfetti sconosciuti – che è il clone di quello venuto priva di lui, un tal Baudo dicono, a tutti appaia così “nuovo” e “diverso”. Nonostante la loro insistenza, non sapevo giustificare la miseria delle invenzioni musicali, l’assurdità delle mise di uomini, donne, fluidi e transgender, e neppure la vacuità degli sketch e delle scenette sul palco.
Mi sono sforzato di chiarire, agli alieni intendo, che non ho nulla contro le manifestazioni di massa. Che, anzi, possono essere bellissime e commoventissime. Ho persino giurato di aver imparato la grande lezione del formaggio Philadelphia e delle Sottilette Kfrat (“se piacciono a milioni di consumatori nel mondo chi sei tu per giudicarle una @#@°§##”?). Niente, non volevano crederci. Poi, forse perché anche tempo intergalattico ha i suoi confini, si sono arresi all’idea di aver rapito la persona sbagliata.
Ricordo che il più giovane di loro, ho pensato lo fosse per via della voce, riportandomi a casa mi disse che si trattava di una scommessa. Nella galassia di QWERTY dalla quale provengono non riescono a capacitarsi del fatto che il paese del Rinascimento avesse esaurito in così breve tempo energia creativa e spirito critico.