Lector in fabula

By on Dic 1, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Sono un uomo fortunato. Posso scrivere quasi tutto ciò che mi passa per la testa, e i miei lettori (gli ormai celebri quattro sfaccendati) hanno anche la generosità di inviarmi riflessioni e stimoli che corroborano le mie piccole provocazioni.

E’ il caso di C.B. che in risposta al tema delle fabbriche intelligenti che producono cose che prima non c’erano e di cui non sentivamo il bisogno, segnala il lavoro di Nir Eyal autore del libro “The Hooked”.

Scrive C.B.:Esistono anche aziende nella silicon valley che cominciano a porsi il problema del rischio di dipendenza che creano le loro invenzioni che hanno tanto più successo quanto più rispondono ad un bisogno. Il limite tra uso ed abuso dovrebbe essere dichiarato da una azienda responsabile”.

(Qualcosa sull’autore lo trovate qui).

Molto interessante, non credete? Alzi la mano chi di noi non è diventato dipendente al punto di controllare ogni minuto il mailer o le risposte su WhatsApp. (Per non parlar dei selfie a go-go su faccia-libro e tutto il resto).

Le mie “fabbriche intelligenti” credo tuttavia appartengano ad un’altra categoria concettuale costantemente in bilico; la produzione artistica o pseudo tale contemporanea è border-line, e di consequenza a rischio di schizofrenia. Un buon film (ammesso che si riveli anche un buon business) genera inevitabilmente un sequel e pure un prequel; un successo editoriale, come ad esempio le sfumature di grigio (puttanata dal punto di vista squisitamente letterio, capolavoro salva bilanci da quello del ritorno economico; beninteso, avrei voluto saperlo scrivere io) è addirittura capace di dare vita ad un esercito di imitatori, veri zombie del porno-soft; un concept o una linea appena innovativa, vengono inevitabilmente clonati e ossessivamente replicati in ogni contesto perchè funzionano e quindi si suppone riducano il rischio (moda, auto, design, retail, architettura, urbanistica).

Per non parlare della stanchezza furba degli archi-star e dei loro ormai insopportabili copia-incolla (Frank O’Ghery e Zaha Hadid in testa). Viviamo in tempi minimi, minimali o di minima moralia?