L’altra sera a “Otto e mezzo”. Non sembrava di guardare la televisione. Non sembrava neppure di essere in Italia. Merito degli ospiti: l’intelligente e garbato Severgnini e il professor Canfora, la cui erudizione è pari soltanto al fascino luminoso che emana la sua ironica lucidità, in perfetta consonanza con il significato che i Greci davano alla parola “aristocratico” che originariamente indicava il migliore, il più valente.
Si discuteva d’Europa, e le posizioni espresse erano divergenti. Condizione fondamentale – la divergenza di opinioni – per creare interesse: che profondità potrebbe avere mai uno spettacolo (un’opera teatrale, un romanzo) dove i caratteri, i profili psicologici, sono eguali sino a risultare identici?
Ma, altra condizione indispensabile alla creazione di interesse e di valore, le divergenze erano espresse in modo laico, educato, senza la pretesa di fare proselitismo. A bassa voce, che non significa a basso livello intellettuale, anzi.
Alla fine su richiesta della Gruber, il luminoso Canfora ha espresso interesse per le posizioni espresse da Tsipras e il sagace Severgnini ha proposto una riflessione in sottrazione: pensate a ciò che non avremmo (in termini di regole e leggi) se non le avesse proposte/imposte l’Europa. A noi, che siamo levantini. Che tiriamo a campà. Che facciamo i furbi. Che non vogliamo cambiare. Eccetera eccetera.
Fine trasmissione sigla. Non condivido (nè tutte, nè sempre) le opinioni e le posizioni politiche di Canfora. Eppure anche solo ascoltarlo argomentare, è sufficiente per chiedermi se, in fondo, Platone avesse poi tutto ‘sto torto con la sua idea della Repubblica dei filosofi. (In fondo in fondo, però).
L’unica cosa davvero poco europea della serata mi è parsa il taglio di capelli di Severgnini. Forse vittima di un barbiere sovietico, o di scuola paleo-tagika. Un dettaglio trascurabile, tutto sommato.