La processione fluviale

By on Lug 30, 2024 in Contemporaneità

zeus

Riavvolgiamo il nastro olimpico e torniamo per un attimo alla processione fluviale. Barche, barchette e barconi intervallati da quelli che al confronto parevano transatlantici e forse l’atlantico potrebbero attraversarlo in sicurezza. Guardavo lo spettacolo pensando a come sottraendo centralità agli atleti la regia l’aveva attribuita alle nazioni, sottolineando in tal modo le pur inevitabili gerarchie. Si potrà obiettare che questo avviene sempre all’inaugurazione delle olimpiadi; ma era la consistenza, diciamo pure il diverso tonnellaggio dei natanti, a rimarcare in chiave meramente strutturale, il ruolo di ciascuna delegazione.

Assistevo alla sfilata delle nazioni secondo un ordine pressocché alfabetico, quando ho scoperto che di alcuni paesi non conoscevo neppure l’esistenza, mentre di altri faticavo ad azzeccare la collocazione geografica; per soprammercato non ho potuto evitare di pensare che l’ordine di comparsa rispettava l’alfabeto latino, ennesima dimostrazione del dispotismo occidentale.

Mentre mi vergognavo della mia ignoranza, un altro pensiero mi è entrato nella zucca. Ma guarda, mi dicevo, queste persone, le loro bandiere, le fogge delle loro divise e pure il modo stesso di festeggiare agitando bandiere e bandierine; non so neppure chi siano, né dove vivano, chi amino e chi detestino, a che forze naturali o meno siano soggetti. Eppure tutti – tutti senza eccezione – in qualche modo aderiscono a quella che chiamiamo cultura occidentale: producono, negoziano, commerciano secondo modalità e criteri occidentali; consumano (o aspirano) agli stili di consumo occidentali; comunicano e si relazionano secondo regole e costumi occidentali. A ennesima conferma delle tesi (coraggiosamente) espresse da Aldo Schiavone ne “L’Occidente e la nascita di una civiltà planetaria”.

Viviamo strani giorni. L’età nella quale l’uomo bianco occidentale deve sentirsi in colpa per qualcosa che non ha personalmente commesso. Evito di citare i crimini passati presenti e futuri che a noi, donne e uomini bianchi occidentali, vengono attribuiti. L’elenco viene snocciolato tutte le volte che i così detti “giovani” – la frazione mentalmente più debole del mondo occidentale – protesta per qualcosa (fermo restando che agli “altri”, quelli che non vivono nel mondo occidentale, protestare è impedito).

Per costoro, per i diversamente senzienti, il privilegio di aver vinto la lotteria genetica è una colpa, non una fantastica botta di culo. Di conseguenza di ogni disastro, minaccia, rischio incombente, catastrofe e iniquità, la colpa è dell’occidente. Del modo di vivere e intendere la vita dell’uomo (maschile esteso) occidentale. Quel modo di vivere e di intendere la vita a cui chiunque – purchè sano di mente e libero da pastoie religiose – aspira e ci invidia.

Purtroppo la sola domanda che abbiamo il dovere di porci è anche la più difficile, ragione per cui i “giovani” evitano accuratamente di porsela: come far sì che tutti gli abitanti della Terra possano godere delle opportunità tecnologiche, della democrazia e dei diritti che contraddistinguono la parte più evoluta del pianeta?