Il sorriso consapevole

By on Dic 5, 2019 in Contemporaneità, Letteratura

Parrebbe che l’urlo, l’insulto, il vaffa, stiano finalmente passando di moda. Il condizionale non è d’obbligo, ma la prudenza sì. (Più difficile che invece s’attenui l’antisemitismo, la bestia millenaria che il nostro lassismo quieto e compiaciuto, il piacere filisteo del quieto vivere, periodicamente dà per chetata).

È il clima delle piazze sardinesche dove, per il momento almeno, si respira l’aria che i nostri vecchi raccontavano ci fosse alla fine della guerra, un breve periodo di tregua che seguiva al sollievo dello scampato pericolo.

“Nulla di ordinario”, il racconto dei giorni che Michal Rusinek trascorre accanto a Wislawa Szymborska dall’assegnazione del Premio Nobel sino alla di lei morte, è la lettura raccomandata per questi nostri giorni di (ritrovata?) normalità. La vita quotidiana di una meravigliosa poetessa che vive come scrive: l’ironia, l’orrore per l’esposizione e la retorica, il bisogno di solitudine; le sue meravigliose stravaganze: i limerick, la collezione di oggetti kitsch, i collage, Woody Allen, il Circolo Pickwick, le sigarette. Un mondo che Anna Bikont e Joanna Szczęsna hanno raccontato in “Cianfrusaglie del passato. La vita di Wislawa Szymborska”, altra lodevolissima iniziativa editoriale che ci consente di scordare le periodiche smargiassate del signor Roberto Calasso, il pàron dell’Adelphi.

Come vive, cosa mangia, come viaggia (come accoglie, festeggia, ospita) un Premio Nobel per la Letteratura, può apparire argomento insignificante. Verissimo: considererei ovatta cacciata giù in gola a forza la lettura della biografia del 99% dei premiati, meritevoli o meno. Leggere la vita (quotidiana e non) di Wislawa Szymborska è come leggere la sua poesia in filigrana, un mondo innanzitutto divertente (quando mai la poesia del Novecento è “innanzitutto divertente”?). In molti sanno far piangere. Qualcuno sa far ridere. Di pochissimi è il dono del sorriso consapevole.

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