I tre pilastri

By on Gen 26, 2023 in Contemporaneità

L’altro giorno passeggiavo nel parco insieme a X, l’umano che si accompagna a Roger, il Jack Russell compagno di giochi della mia cana. Molto più giovane di me, ci rendono affini la concezione della felicità canina, l’amore per il cibo e poco altro. Da saggi canari, abbiamo sempre evitato di impelagarci in riflessioni politiche, fatto salvo l’ovvio buon gusto – e, aggiungo, pure il comune senso del pudore – che distingue le normali persone civili dai facinorosi e dai violenti.

E’ stata quindi una sorpresa sentirgli chiedere cosa ne pensassi del Giorno della Memoria. Forse perché considero X “pre-politico”, come molti della sua generazione, infastidito dal bla-bla ideologico dei padri; o forse perché stupito dal constatare come temi che diamo per scontati invece non lo siano affatto. Mi è capitato, e per fortuna non di rado, osservare persone chine a leggere le “pietre d’inciampo” e ascoltare le loro esclamazioni: pare incredibile come i marciapiedi di Milano siano lastricati di questi piccoli segnali gialli e quante lapidi ricordino le fucilazioni sommarie di patrioti nei mesi che precedettero la Liberazione.

Poi, dal “Giorno della Memoria” siamo passati a quelli che nel linguaggio sportivo chiamano “i fondamentali”. Temendo di pipponeggiare me ne stavo zitto. Fu ancora X a sollecitarmi. Non è facile parlare di valori e principii a chi ha trenta se non addirittura quaranta anni di meno e il suo “essere nel mondo”, per dirla grossa con Heidegger, mostra abilità e consapevolezza. Non sono bravo come la signora Segre, per non parlare di quel grande maestro della letteratura che è Primo Levi. Ho temuto di non aver nulla da dire se non banalità. Le parole sono usurate. L’uso sconsiderato che un po’ tutti ne facciamo le ha rese più sottili della pelle di Zigrino. Il patrimonio del passato, il tesoro conservato nel baule del Novecento – progresso, liberazione, lotta di classe, eguaglianza e parità – per l’ennesima volta mi è parso una parodia, come la penna d’oca del piccolo scrivano fiorentino a confronto di Chat Gpt.

Visto che una risposta dovevo comunque darla, ho pensato alla trinità del laico: antifascismo, Europa, Costituzione. Ecco, gli ho detto, sono i tre pilastri che sorreggono l’attuale edificio della democrazia liberale. Attuale, perché valgono per oggi e per domani. Dopodomani dovremo riparlarne. Magari li riconfermiamo; o magari dovremo aggiornarli aggiungendone un quarto. Il bello dei tre pilastri è che presi singolarmente sono necessari ma non sufficienti. L’antifascismo senza respiro sul futuro è una barzelletta; la Costituzione una (pur simpatica) vecchia zia; e l’Europa una mucca prealpina buona da mungere (e quando non darà più latte se ne farà carne da brodo).

X fa l’informatico. Di quelli bravi, quelli che pensano i sistemi, quindi l’aristocrazia informatica. Potrebbe essere mio figlio, per sua fortuna non lo è. Mi è sembrato soddisfatto della mia pur claudicante esposizione. Conoscendolo, sono certo che ci rifletterà. Forse quello che più lo ha stupito è quando, abbandonando ogni incertezza, ho sostenuto che la democrazia liberale va difesa anche a costo della vita. Se non sei libero la vita non ha sapore, ho sostenuto. Ho avuto l’impressione che Roger e Madeleine, sguinzagliati e liberi di correre nel parco, annuissero con convinzione. Ma anche di questo non ho sicura contezza.

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