Se digitate su google “Palmira” compaiono 25,5 milioni di risultati: Palmira nelle mani dell’Isis, Le rovine di Palmira a rischio, Trafugate le statue di Palmira, Salvate le statue di Palmira, Importanza archeologica di Palmira, Palmira, patrimonio dell’umanità, Proteste dell’Unesco per Palmira, I tesori archeologici di Palmira già venduti dall’ISIS, Palmira sarà riconquistata dall’esercito siriano… Un pandemonio archeologico-artistico creato dalla stampa di tutto il mondo, molto eccitata dai “quattro sublimi sassi” che fanno bella mostra di sè nel deserto siriano.
Insomma, uno scoppio d’interesse e di preoccupazione per un sito di cui fino all’altrieri, esclusi gli addetti ai lavori, pochi erano a conoscenza. Campando benissimo in verità, accontentandoci come di norma ci accontentiamo di trascurare il consistente patrimonio etrusco-greco-latino di cui disponiamo giusto sotto casa.
Se dei sassi molto si parla, minore preoccupazione sembrano destare le sorti dei viventi. Chi dice siano già 400 gli sgozzati. Chi parla genericamente di “civili in fuga”. Chi mostra una foto e ce la racconta come l’immagine del siriano-in-fuga-sulla-moto-con-il-figlioletto. Sarà siriano, sarà in fuga? E’ davvero suo figlio, oppure è solo un nipote o un vicino di casa? Mah, chissà, forse, può darsi. (La sola cosa certa è che sono entrambi senza casco, gli imprudentoni.)
A riequilibrare gli esiti dello scontro mediatico tra minerali e viventi (sassi archeologici vs. biologia assortita) per nostra fortuna ci pensa Rep on-line con una notizia, questa sì sensazionale. La riporto integralmente grazie al sempre benedetto mela a, mela c, mela v:
“L’avanzata dell’ISIS non mette in pericolo solo le antiche vestigia di Palmira ma anche l’ultima colonia di un uccello antico e mitico, l’ibis eremita. Nel pressi della città c’era infatti una piccola colonia di 4 esemplari cresciuti in cattività, come mostra il video della Royal Society for the Protection of Birds che risale a quattro anni fa, ma i guardiani sono fuggiti subito dopo l’arrivo dell’ISIS e degli uccelli non si sa più nulla. L’animale è così importante che il Libano ha promesso una ricompensa di 1000 dollari a chi darà notizie di “Zenobia”, l’unica dei 4 nata libera e capace di insegnare agli altri la via della migrazione, speranza di sopravvivenza della specie. Gli uccelli svernano in Etiopia”.
Gli uccelli svernano in Etiopia. In Etiopia, capito? Ma dove svernerà il resto dei viventi – donne, uomini, vecchi e bambini, cani e gatti, pappagalli e canarini, asini e cavalli, pecore e vitelli, no il maiale di sicuro non c’è – se neppure messi tutti insieme valgono mille dollari libanesi? (Pace e amen, come si dice nella pudica Europa).