Due o tre cose che so di lei ( 2)

By on Mar 30, 2020 in Contemporaneità

“Ti auguro di vivere in tempi interessanti” è una soave maledizione ebraica che ho citato più di una volta. Me ne scuso, ma è perfetta per questi anni che stiamo trascorrendo immersi nel bagno maria di cose interessanti; al punto da farci scordare persino il ricordo di tempi monotoni e insignificanti. Diciamo che “viviamo interessati” dai tempi delle Torri, quando l’impensabile apparve in slow-motion sui nostri monitor; quando l’inaudito assunse l’immagine del bancario di New York – camicia bianca aperta sul collo, bretelle d’ordinanza, cartone tra le mani – nell’atto di uscire dai Fratelli Lehman. Oggi l’impensabile sono i pesci nei canali di Venezia. È Times Square deserta. E’, molto più modestamente, via Paolo Sarpi a Milano desertificata di carrelli cinesi.

Di norma, in tempi interessanti l’umanità si divide in tifoserie contrapposte. Oggi che i teorici dell’influenzetta sono spariti come i topi del Pifferaio, proliferano solo gli apocalittici. Ambientali (la Natura si ribella!). Neo-hegeliani (la Storia non s’impara!). Economici (falliranno tutte le aziende!). Sociali (mai più dancing, mai più tango, mai più mega-concerti!). Religiosi (anche Dio ci ha abbandonato!). Politici (questa è la fine dell’Europa!). Trascuro il cluster “Il campionato di calcio deve proseguire!” perché esclusivo dei tifosi laziali (che saluto con affetto) e quindi poco significativo dal punto di vista quantitativo.

Ricordate la storia del volpacchiotto nato in Primavera e del commento che gli sfugge alla sua prima stagione delle piogge? Bene, neppure noi abbiamo visto così tanta acqua in vita nostra, per non parlare della menata “Mille e non più Mille” che deve aver turbato non poco i nostri antenati. Naturalmente non avendo bocce di vetro omologate mi guardo bene dal predire quando finirà e quanti saranno i morti e i feriti.

Le due o tre cose che so, le sappiamo tutti. Ma facciamo finta di averle scordate. Sommessamente, com’è di moda scrivere oggi quando invece si vorrebbe insultare il pisquano di turno, provo a citarle in ordine sparso.

1. Tecnologia.

È la tecnologia (con buona pace del furbo contadino di Meßkirch) quella che ha consentito all’umanità ogni salto qualitativo e quantitativo, e ogni forma di crescita e di sviluppo. Il vaccino arriverà e in fretta: ci stanno lavorando in parecchi e, credetemi, non si sbattono perché soci della San Vincenzo. La digitalizzazione della società (creazione / produzione /distribuzione) procederà a ritmi impensati; sarà forse la volta (la svolta) che l’economia circolare sostituirà quella lineare di impronta fordista. Sicuri che lavoreremo tutti in modo così diverso? Anche Amazon ha problemi quando gli addetti al confezionamento si ammalano (è accaduto in America) inoltre dubito che tutte le consegne le faranno i droni (e chi fabbrica, li carica e li guida i droni?).

2. Relazione

Gli esseri umani sono umani (quando e se lo sono) perché vivono di relazione. E trovano (sempre e comunque) forme e modi che consentono loro di essere umani comunque. Rifkin annuncia la morte della globalizzazione (ma non era già morta?) e dei modelli di socializzazione. Quando la quarantena finirà, le merci e le persone riprenderanno a viaggiare, soldi permettendo. Per non parlare del casino che faremo in strada.

3. Politica

Mi piace rifarmi al pensiero di Hannah Arendt – idealista e realista insieme – e poter credere che nei momenti di crisi la politica dia il meglio di sé. Tradizionalmente il significato della parola è: “fase decisiva di una malattia”; personalmente preferisco “scelta, decisione” e anche “distinguere, giudicare”. La politica dovrebbe infatti distinguere, giudicare e decidere. Nei paesi liberal-democratici questo processo richiede un tempo incredibilmente lungo, quasi sempre sproporzionato rispetto alle urgenze imposte dalla necessità; eppure nell’immediato dopo guerra, quando l’Europa era “il continente selvaggio “(Keith Lowe, Editori Laterza) sprofondata in un abisso di violenza, miseria e orrore, la politica (i politici) riuscirono a “distinguere, giudicare e decidere”. E non poi così male, tutto sommato.

4. Adesso

Fai quello che puoi, con quello che hai, dove sei. Sono parole di Th. Roosevelt, un presidente isolazionista come Trump, ma molto più intelligente. Viene ricordato per le leggi anti-trust che tanta spinta diedero all’innovazione scientifica e tecnologica del suo paese. Noi siamo piccoli, litigiosi come lo siamo stati nel medioevo e certamente assai più coglioni di quanto non fossero loro (che almeno avevo la scusa di viverci nel medioevo: niente luce elettrica, box-doccia, riscaldamento centrale…). Se solo facessimo la metà di quello che potremmo, trasformeremo questa crisi nell’oro zecchino delle favole. E senza la melassa del vissero felici e contenti.

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