Non avevo la più pallida idea di chi fosse Boualem Sansal né tantomeno del suo lavoro di scrittore. Dopo aver letto il romanzo-reportage “Fedeli a oltranza” ne avevo a sufficienza di storie il cui soggetto è il fanatismo islamico. Paesi come l’Indonesia, l’Iran, il Pakistan e la Malesia che Naipaul visita a vent’anni di distanza dopo il trionfo dell’Islam. A scanso di equivoci va precisato che Vidiadhar Surajprasad Naipaul non è esattamente (o meglio: non era) il perfetto esemplare di maschio bianco facilmente accusabile di islamofobia colonialista.
Tornando a Sansal, se non fosse successo quel che è successo e continua a succedere – un uomo in età, malato di cancro, che rischia di morire in prigione per aver scritto un libro considerato offensivo dagli islamisti algerini – non mi sarei mai sognato di leggere “2084. La fine del mondo” o “Il villaggio del tedesco” né tantomeno “Nel nome di Allah: Origine e storia del totalitarismo islamista”. So many books, so little time: giunti alla mia età ri-leggere le grandi opere che abbiamo letto in gioventù è infinitamente più stimolante.
Suo malgrado Sansal è divenuto il Dreyfus della nostra epoca. Sentite un po’ cos’ha il coraggio di dire questo pericoloso illuminista: “La religione mi sembra molto pericolosa a causa del suo lato brutale e totalitario. L’Islam è diventato una legge terrificante, che non fa altro che promulgare divieti, bandisce il dubbio e i cui fanatici sono sempre più violenti. Avrebbe dovuto ritrovare la sua spiritualità, la sua forza primaria. L’Islam deve essere liberato, decolonizzato, socializzato”. Per affermazioni come queste ha subito la censura del suo paese natale, l’Algeria. Arrivato ad Algeri il 16 novembre è stato arrestato. Contro di lui è stato aperto un procedimento penale. Rischia di essere condannato per “attentato all’unità nazionale”.
La cosa più schifosa di questa storia, persino più schifosa del governo algerino, è quanto sta accadendo in Francia, a tutti gli effetti seconda patria di Sansal. Proprio come accadde ai tempi del capitano Dreyfus, non tutti sono disposti a battersi per la libertà di pensiero e di parola. I seguaci del signor Mélenchon l’indomito (sic) leader di una forza politica che si definisce “di sinistra” si sono chiamati fuori da una mobilitazione che ha raccolto il sostegno di tutte le forze politiche francesi. In attesa e nella speranza che il governo algerino abbia un soprassalto di pudore liberando Boulaem Sansal, auspico che finalmente si dia inizio – in Francia, in Italia e in ogni paese d’Europa – una riflessione onesta e possibilmente pure coraggiosa su cosa significhi oggi la parola “sinistra”.