L’aggressione subita da Salman Rushdie pare essere la conseguenza di una “fatwa” pronunciata il 14 febbraio 1989 dall’ayatollah Khomeini, allora leader supremo dello stato iraniano. L’Iran offrì 3 milioni di ricompensa per chi avesse assassinato Rushdie, uno dei primi intellettuali accusati di blasfemia contro l’Islam. Secondo Khomeini il crimine commesso da Rushdie consisteva nell’aver scritto il romanzo “I versi satanici” opera in cui, secondo la guida religiosa dell’Islam sciita, veniva insultata la religione e il suo profeta.
Da questa e altre vicende se ne conclude che se è possibile discutere/criticare/ironizzare/sbeffeggiare (e magari anche insultare) le principali fedi religiose senza correre rischi eccessivi, questo principio non vale per la religione islamica. Ovviamente non è sempre stato così: per ciò che riguarda la religione cattolica, nello stato pontificio le sentenze capitali furono eseguite sino al 9 luglio 1870, mentre l’Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) fu creato nel 1559 da papa Paolo IV. Aggiornato fino alla metà del XX secolo, fu soppresso solo nel 1966. Sono occorse parecchie centinaia di anni, ma alla fine la libertà di pensiero e di parola è divenuto un fatto acquisito nel mondo occidentale.
Come sempre accade non tutti sono d’accordo. Secondo alcuni esponenti della così detta sinistra radicale anche il massacro di Charlie Hebdo ad opera dei tagliagole islamici troverebbe giustificazione per via della “grave provocazione” (lo scrivo tra virgolette) che avrebbero subito. Lo stesso Papa Francesco dialogando con i giornalisti nel corso di un viaggio aereo parafrasò l’accaduto evocando la reazione di un figlio agli insulti rivolti alla madre. Se non ricordo male, in quell’occasione il Santo Padre levò il braccio mimando un colpo di boxe. Ma forse mi sbaglio e il gesto era solo una citazione della famosa “mano di dio” con la quale il suo connazionale Maradona condannò la nazionale inglese segnando un goal a tutti gli effetti impossibile. Cose che capitano, come direbbe Wolinski.
Ma il mondo occidentale sa fare di molto meglio: arriva persino all’auto-censura preventiva. Le ultime follie (le ultime sciocchezze) delle università inglesi sono diventate cronaca. Si è giunti a sconsigliare agli studenti universitari testi che appartengono alla nostra tradizione culturale per il solo motivo che le descrizioni potrebbero turbarli. (Non oso pensare cosa accadrebbe se il principio fosse introdotto nella facoltà di Chirurgia e medicina…).
L’Occidente è bello perché è vario. E spesso persino avariato. Fradicio marcio come un fagiano faisandée. Contraddirci, giocarci contro, pare sia la nostra forza. Soprattutto negare l’evidenza e andare contro il buon senso comune: amiamo come pazzi la categoria concettuale chiamata complessità e l’applichiamo come il prezzemolo sulla sogliola alla mugnaia anche e soprattutto quando le cose sono in realtà semplici. E semplicissime da comprendere. Come la libertà che per definizione non ha limiti né confini. E non si negozia. (Qualcuno lo dica a quegli ingenui di ucraini che continuano a farsi ammazzare pur di vivere come noi.)