C’è sempre una colpa, o più di una. E di conseguenza c’è sempre un colpevole, o più di uno. E’ una costante del carattere italiano ben sintetizzata dal detto “piove, governo ladro”.
La colpa di questi ultimi tre giorni è il dibattito elettorale, che ignorando l’Europa è deragliato (colpevolmente) su temi più bassamente domestici.
Per Antonio Polito de “Il Corriere della sera” la colpa è di Grillo che “appicca incendi per prendere voti senza l’onere di proporre soluzioni”. Ma anche (“ma anche, ma anche”) da Renzi che si sarebbe “fatto imporre l’agenda”. (Pare che la dettatura dell’agenda, la definizione dell’agenda, la rincorsa dell’agenda, lo smarrimento dell’agenda, sia la stele di Rosetta della politica italiana).
Più icastico, o forse più lapidario, e forse persino un poco messianico, ma pur sempre ottimamente curato come l’irreprensibile barba, il dire di Massimo Cacciari: del resto non potrebbe essere diversamente da parte di chi divide equamente il proprio tempo tra le urla dei talk-show e i rumorosi silenzi della scrittura metafisica. Per il filosofo veneziano la colpa ricade sull’intera collettività piddiana, rea a suo dire di non aver puntato subito su Renzi in luogo dello spompato Bersani. In tal modo, sostiene, si sarebbe pensionato Berlusconi e contenuto Grillo. E risolto de facto buona parte dei problemi del paese.
Pare che questa notte sia piovuta sabbia mista ad acqua a Milano. Una mia amica di antico lignaggio lamenta il terrazzino lordato. Vediamo di spicciarci nell’individuare il colpevole.