Senza risposte

By on Giu 7, 2015 in Letteratura

Terminato di leggere “Uno scrittore in guerra”, volume che si basa sui taccuini di guerra, saggi e lettere indirizzate alla famiglia di Vasilij Grossman negli anni che vanno dal 1941 al 1945. Dobbiamo essere grati ad Adelphi per iniziative editoriali di eccezionale livello qualitativo, quanto di limitati riscontri di vendite. E a scanso di equivoci, diciamo subito che è questo e non altro il mestiere dell’editore di qualità. (Iniziative che fanno perdonare le spudorate affermazioni del patron Calasso, finalmente atterrato lui pure sul pianeta Terra, che lungi dal riconoscere come tali le sacrosante iniziative commerciali che tengono in piedi una casa editrice e le consentono di pubblicare capolavori destinati a restare di nicchia, ha la faccia tosta di definire il Simenon dei romanzi di cui ha l’esclusiva per l’Italia, “uno dei più grandi scrittori...

Non possiamo abituarci a morire

By on Apr 1, 2015 in Letteratura

Di Luigi Di Ruscio e della sua avventura poetica e umana avevo già scritto qualcosa (lo trovate qui). Christian Tito che del Di Ruscio fu discepolo e amico mi ha inviato la locandina della serata dedicata al poeta operaio che lavorò tutta la vita a far chiodi in una fabbrica in Norvegia. (Provo a pubblicarla la locandina, chè la foto di Di Ruscio è molto bella: sa di civiltà contadina vera, quella che le merdacce del cibo industriale cercano di cancellare; ma poichè ero e rimango un “tecnopovero” – la definizione è di quel genio della musica-immagine-parola del mio amico Luca Vasco – non è detto che ci riesca). Lo spettacolo (proiezione video + interventi + musica) si chiama “Non possiamo abituarci a morire” (Fabbrica del vapore di via Procaccini (Milano) il 10 aprile alle ore 19.) Credo valga la pena affrontare la fatica di attraversare la...

Storia di un corpo

By on Feb 17, 2015 in Letteratura

Non ho mai amato il ciclo di Malaussène e di conseguenza non ho letto nulla di Pennac, saggio “Come un romanzo” a parte. Nulla di personale, per carità. Ho delle forti resistenze, o meglio: delle immediate reazioni psicofisiche, di fronte a personaggi che si assumono (per ruolo, mestiere o incapacità) la colpa. Detesto la colpa, i colpevoli, i colpevolarizzatori. Vorrei tanto uscire dall’età della colpa per entrare in quella della responsabilità, per dire. Al punto che, alla terza vignetta di seguito in cui quell’insopportabile cretino di Charlie Brown si fa gabbare consapevolmente, rinuncia e non lotta, – insomma, non ci prova nemmeno – butterei a mare persino (persino!) i Peantus. (A proposito di imbecillità senza speranza, leggo che “la rivista americana Watch and Listen… rivista di critica letteraria che pubblica ogni dieci anni la...

Al bordo dell’Inferno

By on Feb 14, 2015 in Contemporaneità, Letteratura

Il luogo dove la Storia si è accanita con particolare ferocia pare significhi “al margine”, o “sul confine”, oppure “in periferia”. E in effetti la radice slava kraj (“limite”, “bordo”) del toponimo Ucraina sembra suggerire qualcosa che ha bisogno di qualcos’altro per ottenere uno straccio d’identità, se non addirittura per esistere. (L’equivalente di qualcuno così sbiadito di cui non si ricorda il nome bensì la parentela: è il figlio di, è la sorella di). Pensavo a questo leggendo il bell’articolo di Francesco M. Cataluccio (si firma proprio così, con la “M” puntata) sul Post.it. Storia terrificante, storia insensata come solo gli uomini sanno fare; la cui colpa, come la vecchina incontrata da Cataluccio nel 1988 a Kiev, preferiscono graziosamente attribuire non a se stessi ma al (povero)...