Harold Bloom o dell’antinomia

By on Apr 30, 2016 in Comunicazione, Letteratura

Probabilmente solo Harold Bloom riesce nell’impresa di essere universalmente noto e contemporaneamente perfettamente sconosciuto. E ancora: solo Bloom è detestato a sinistra quanto a destra e al centro, ammesso che queste definizioni spaziali abbiano ancora senso (personalmente ritengo che sì, e molto). Infine, probabilmente solo Harold Bloom è universalmente noto pur se la più parte dei suoi detrattori non ha letto le sue opere. Interessante, vero? Ma direi soprattutto emblematico. E’ un classico detestare (un film, un romanzo, un saggio…) senza averli mai visti o letti. Né tantomeno studiati, cosa di cui sarebbe il caso nei confronti di Bloom visto  che di mestiere è studioso di storia delle letterature. Perché è interessante (meglio: importante) riflettere su Bloom e sulle sue convinzioni estetiche? (e di converso quindi, perché è il caso di continuare a leggere questa madeleine)...

Andeken

By on Mar 24, 2016 in Letteratura

La scorsa notte, o forse era l’altra ancora, leggendo “La terra di Ulro” di Czeslaw Milosz, uno dei molti motivi per cui dobbiamo portare gratitudine all’Adelphi di Galasso nonostante il fastidio quasi fisico che il suo algido patron suscita, mi sono imbattuto in una citazione di Holderlin. Ne so abbastanza poco riguardo a questo poeta tedesco, vita sfigatissima, tanto per cambiare; il bello della lettura, quella autentica intendo, sta proprio in questo: seguendo una traccia se ne incontra un’altra e poi un’altra ancora, e così (quasi) all’infinito. Se si ha la curiosità e la pazienza di seguirle, si scopriranno una quantità di connessioni che costituiscono la trama e l’ordito della tela – solo apparentemente invisibile: in realtà solida più dell’acciaio – che costituisce ciò che per semplicità chiamiamo struttura culturale. Milosz cita il motto preferito di Holderlin (dico “preferito”...

Yossl Rekover si rivolge a Dio

By on Feb 5, 2016 in Letteratura

La persona che mi ha regalato “Yossl Rekover si rivolge a Dio”, Piccola Biblioteca Adelphi, dice che lo ha scelto perché tratta della Shoah, tema che continuerà tormentarmi sino alla fine dei miei giorni. Non l’aveva letto. Ricordava solo che questo piccolo testo divenne un caso letterario in Francia negli anni Novanta. Non mi è sembrato un testo sulla Shoah, anche se la relazione con essa è indubbia. Diciamo subito che è un testo paradossale: 18 pagine considerate per molti anni un testamento originale, un documento autentico redatto da uno dei rivoltosi del Ghetto. Un testo talmente convincente e credibile (o meglio: talmente grande è la sua capacità di assecondare il bisogno di credere) che pare ci sia ancora qualcuno a New York o in Israele – i più tenaci, i più integralisti, i più fanatici? –convinto che si tratti di una testimonianza autentica e che l’autore, tal Zvi Kolitz, sia...

La vita insomma.

By on Gen 9, 2016 in Letteratura

Bisogna ringraziare l’Adelphi, nonostante tutto. Nonostante una politica commerciale a dir poco discutibile: titoli di saggistica cari come il Sassicaia che poi più o meno puntualmente finisci col trovare ai remainder; peccato che a Teramo o a Casalpusterlengo i remainder non ci siano e neppure le bancarelle. Libri che per qualcuno, non tutti certo, è indispensabile leggere e possedere, o meglio possedere per leggere. Non è infatti la stessa cosa leggere “Controcorrente” di Berlin su una copia di proprietà piuttosto che su una peripatetica e trovatella presa in prestito in biblioteca. Ecco un caso in cui la sharing economy non regge: la non proprietà dei libri è un nonsenso. E’ contro natura come la famosa coppia aperta, che più che aperta è bella sfasciata come una scatoletta di sardine dopo l’estrazione delle medesime. Ma già 30 euro, per non parlare di 50, sono una follia per chi i...