Tra le tante citazioni citabili di Philip Roth, Paolo Di Paolo su Rep del 21 maggio ci propone questa: “La gente non legge pensando all’arte: legge pensando alle persone”. Magistrale e, con buona pace di chi non sapendo scrivere fa il critico letterario, definitiva. Come si trasforma un personaggio in persona, ad esempio Nathan Zuckerman, questo Roth si guarda bene dello spiegarlo: d’altra parte lui fa lo scrittore mica il critico. Del resto in casi come questo le spiegazioni “tecniche” – ammesso che vi siano – sarebbero del tutto inutili; consideriamo il personaggio “persona” nel momento stesso in cui avviene la sospensione dell’incredulità, e iniziamo a nutrire per il personaggio divenuto persona sentimenti di avversione o empatia, affetto o disgusto. E questo può avvenire dopo cinque righe come dopo cinque pagine, piuttosto che mai. Quando Swann, Huckleberry...