Ho concluso la lettura de “Limite” di Remo Bodei (Il Mulino). Una riflessione erudita sul concetto di limite degli Antichi e la dismisura di noi moderni che di limiti (e del senso del limite) sembriamo più non averne. Scrive Bodei: “Nel passato il progresso delle civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite, che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita.” Insomma un’idea del mondo a mo’ di Gioco dell’Oca, dove si ritorna indietro all’infinito. Per gli antichi il cosmo è eterno, increato e indistruttibile: c’era e ci sarà sempre. Se non progrediamo in quanto esseri umani, se le civiltà non si perfezionano la causa è da ricercarsi nel susseguirsi sul nostro pianeta di catastrofi periodiche che distruggono il mondo per riprodurlo, di volta in volta, assolutamente identico al precedente. Una cosmogonia non so se più terrificante o...