La morte di Giacinto Pannella in arte Marco darà origine a una quantità di parole che i dialoghi, presumo concitati, sulla torre di Babele erano sussurri al confronto; coraggio, ci attendono giorni e giorni di cicaleccio mediatico, tornei di santificazione a cadavere caldo, com’è nell’ipocrita costume di casa. Le parole sono importanti, diceva giustamente quel tal personaggio di Nanni Moretti. Al punto che non ci facciamo più caso. Eppure sono loro (e non gli occhi) lo specchio dell’anima. (Ricordate adesso, nel frastuono dei coccodrilli pre-confezionati da mesi, le parole – il fiume di parole – che usava Pannella? Il loro impeto, la loro violenza evocativa, i loro eccessi demagogici, a volte. A volte e pure spesso.) Ieri notte nel tepore del mio lettino ho letto l’intervista di Ezio Mauro a Giovanni Bazoli, come Pannella un altro dei grandi vecchi del nostro paese. Un...