“L’errore non si propaga, non si amplia, non vive che a una condizione: trovare nella società in cui si diffonde un terreno di cultura favorevole… una falsa notizia nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita” (Marc Bloch). Questa citazione conclude il breve capitolo introduttivo di “Cambiare la storia. Falsi, apocrifi, complotti” (Adriano Prosperi, Einaudi). È forse l’affermazione più importante contenuta in questo lavoro; senza dubbio riguarda noi tutti. Il lavoro di Prosperi prende avvio da una domanda retorica: la storia è modificabile? Nonostante si sappia sin dai tempi di Aristotele che è un non senso (“nessuno può scegliere di aver saccheggiato Troia”) così come non è il caso di perdere tempo sull’eterno ritorno dell’eguale di nietzschiana memoria, stando alla Cancel culture parrebbe che sì: eliminare ciò che non ci garba, ripulire la storia...