“Estasi e terrore” (sottotitolo: dai Greci a Mad Men) di Daniel Mendelsohn è l’ennesima dimostrazione di quanto sia opportuno per l’uomo moderno non dico studiare filologia ma almeno leggerli questi benedetti classici. Me ne rendo conto (forse è la miliardesima volta, ma di certo non sarà l’ultima) mettendo in fila tre eventi insieme banali e tragici di questo agosto banale e tragico: l’atleta nella Senna, il naufragio del Bayesian e la crema di Sinner. Tre eventi (insisto: banali e tragici) che hanno in comune quello che nella nostra epoca è il massimo comune denominatore per eccellenza: la reputazione. E la reputazione ci riporta immediatamente alla classicità, il mondo dove gli uomini ambiscono alla gloria, coronamento supremo di un’esistenza condotta all’insegna del valore supremo della civiltà omerica: l’aretè, la virtù che distingue il coraggioso dal vile, il forte dall’inetto,...