Sarebbe bello se (e sottolineo il se)

By on Nov 4, 2020 in Contemporaneità

Nel cuore della notte mi whatsappano amici interisti delusi da Madrid. Si aspettano una compensazione, il regalo annunciato e lungamente atteso è in arrivo dall’America. Fanno parte della vasta compagine degli anti-trumpiani, categoria kantiana per eccellenza che comprende persone non necessariamente intrippate dalla politica. Trump è un fastidio non si sa se più estetico o morale. Un incidente di percorso in una storia che nonostante tutto ci piace immaginare libera e bella, “America the beautiful”, terra di speranza e di libertà. Lascio ad altri, all’esercito di analisti e commentatori che scrivono fior di saggi e articolesse sull’America e non ci azzeccano mai una mazza, il compito di spiegare come e perché i sondaggisti USA abbiano cannato pure questa volta; come e perché i dirigenti del partito democratico non conoscano il loro paese; come e perché le élite culturali che animano i...

Il Corona è uno spettacolo

By on Nov 1, 2020 in Contemporaneità

Uno slogan è uno slogan. Tra i molti mi ha colpito quello che perentoriamente afferma: “Il Covid non fermi cinema e teatri”. Onestamente da gente di spettacolo mi sarei aspettato qualcosa di più, tipo “Il Covid è un balzello/ Nessuno tocchi Pirandello!” o anche “Roberto Rossellini ce l’ha insegnato/ guardare un film a casa/ è un reato!” ma chissà, forse hanno avuto poco tempo per prepararli. Assai interessante anche l’intervista al manifestante che afferma di “detenere” (insieme alla moglie, precisa) la direzione artistica di un piccolo teatro di provincia. Che se uno è appena un po’ distratto rischia di pensare a una compagnia attiva nel circuito degli istituti penitenziari. Insomma, la confusione anche stavolta pare grande sotto il cielo. Intendiamoci, non ho nulla contro i lavoratori dello spettacolo, anzi. A parte i giocolieri che al semaforo si piazzano davanti all’auto o quelli...

Il coraggio di essere

By on Ott 25, 2020 in Contemporaneità

Apro la posta. Una newsletter a cui sono abbonato titola: “la morte di un maestro”. Clicco convinto che rimandi al disastro francese che ci riguarda anche più del Covid. Ma il maestro in questione è Enzo Mari, un talentuoso signore che lasciandoci alla ragguardevole età di 88 anni non è stato – come si suol dire – strangolato in culla. Sulla vicenda di Samuel Paty è già sceso il silenzio. Ne ha parla oggi, con la sua scrittura tra l’irritante e il pomposo, Bernard-Henri Lévy. Per il resto – il resto dei giornali e delle newsletter – pare che la notizia sia già buona per incartare il pesce. Hanno avuto fine anche le reazioni, positive e negative, a un insensato quanto sgarrupato post di Carlo Rovelli su Facebook. Morto e sepolto. Punto. Congetture Ipotesi uno: parlare di islamizzazione strisciante delle società laiche occidentali, di resa dello Stato democratico alla sharia,...

Vero, falso, insignificante

By on Ott 24, 2020 in Contemporaneità, Scienze

Leggere una buona intervista, di quelle che ti tengono incollato al testo sino all’ultima domanda, è un evento raro persino più di un leghista colto. Quella di Massimo Rospocher a Carlo Ginzburg pubblicata sul numero 464 de “la Lettura” (a mio avviso il miglior supplemento culturale in circolazione) mi è parsa magistrale. Perimetro d’indagine di Ginzburg è la storia della mentalità e della cultura popolare tra il XVI e il XVII secolo, con particolare attenzione ai problemi metodologici e ai rapporti tra ricerca storica e altri ambiti disciplinari. Tema centrale dell’intervista, il cui pretesto è la pubblicazione della nuova edizione de “I Benandanti”, è il ruolo che l’elemento inconscio ed emotivo svolge nel modo di intendere il mestiere di storico. Afferma Ginzburg: “la consapevolezza del peso che hanno i pregiudizi, consci e inconsci, nella ricerca, deve accompagnarsi alla...