Liberi di, liberi da

By on Apr 21, 2021 in Contemporaneità

Ci sono parole che si ha timore a pronunciare. Una è “progresso” (dal lat. progressus –us, der. di progrĕdi “andare avanti, avanzare”). Suona ridicola, ingenua come un ragazzotto di provincia in vista per la prima volta in grande città. Forse la causa sta nel grande successo che ha avuto in passato e delle aspettative che ha creato: il progresso sarà infinito; staremo bene, anzi benissimo, tutti; sempre meglio. Scomparse la miseria, le guerre, le malattie. Tutti insieme, tutti uniti, tutti fratelli. Di certo “sinistra” è la parola che ultimamente si ha più ritegno a nominare. Mentre “destra” la si brandisce più che esibisce con voluttà, “sinistra” la si sussurra con lo stesso malcelato imbarazzo con si guadagna l’ingresso del bar più vicino: “Buongiorno! Vorrei un caffè!” E poi sottovoce: “Può indicarmi la toelette per favore?”. Forse ci si vergogna della parola “sinistra” perché...

Ok boomer

By on Apr 11, 2021 in Contemporaneità

Mio padre è nato nel ‘13. Giusto in tempo per non perdersi il primo conflitto mondiale e la Spagnola. Poi gli sono toccati vent’anni di regime e la guerra nazifascista col suo corollario di bombardamenti, sfollamenti, fame e borsa nera. Ometto persecuzioni e rastrellamenti perché a lui come alla maggioranza degli italiani questo strazio fu risparmiato. Penso alla sua generazione, confronto le loro vite con le nostre di boomer alle prese con la pandemia. E mi domando se davvero i nati tra il ’46 e il ’64 siano la generazione più fortunata. Sono nato nel ’52. Nonostante le campagne vaccinali la polio continuava ancora a colpire come testimoniava l’andatura sghemba di un compagno alle medie. Tutte le sere la televisione ci ricordava che eravamo in guerra. Non era calda, tuttavia in cielo, in mare e sottoterra si coltivava alacremente l’efficacia della Bomba. Località come Luang Prabang,...

Domani è (sempre) un altro giorno

By on Mar 4, 2021 in Contemporaneità

Ho sempre amato l’America. Anche quando non si doveva, eppure la sia amava lo stesso. Anche al tempo del Vietnam o quando ammazzava i suoi Presidenti e poi pure i fratelli candidati alla presidenza. L’America “allegra e bella tutti ti chiamano l’America sorella” cantavano i migranti. Il paese che, nonostante tutto, la vince facile con la forza magnifica dell’unico soft-power degno di questo nome. Quella roba che gli Istituti Confucio per la promozione e l’insegnamento della lingua e cultura cinese non riusciranno mai ad imitare. L’ultimo prodotto dell’immaginario americano è all’insegna del lieto fine. Utile sempre, ma particolarmente in questa epoca di sciagure. Una serie tv dove la zuccherosità dei buoni sentimenti fa schizzare gli indici glicemici. Si chiama “New Amsterdam”. Prende il nome da un ospedale pubblico di New York che, nonostante un cancro alla gola, un medico malato pure...

Sarebbe bello se (e sottolineo il se)

By on Nov 4, 2020 in Contemporaneità

Nel cuore della notte mi whatsappano amici interisti delusi da Madrid. Si aspettano una compensazione, il regalo annunciato e lungamente atteso è in arrivo dall’America. Fanno parte della vasta compagine degli anti-trumpiani, categoria kantiana per eccellenza che comprende persone non necessariamente intrippate dalla politica. Trump è un fastidio non si sa se più estetico o morale. Un incidente di percorso in una storia che nonostante tutto ci piace immaginare libera e bella, “America the beautiful”, terra di speranza e di libertà. Lascio ad altri, all’esercito di analisti e commentatori che scrivono fior di saggi e articolesse sull’America e non ci azzeccano mai una mazza, il compito di spiegare come e perché i sondaggisti USA abbiano cannato pure questa volta; come e perché i dirigenti del partito democratico non conoscano il loro paese; come e perché le élite culturali che animano i...