“Nessuna confusione è pari a quella di una mentalità semplice. (Francis Scott Key Fitzgerald) Fateci caso, entrambi i capolavori dello sfortunato cantore dell’età del Jazz da cui ho tratto la citazione traggono origine da un equivoco. O meglio, dalla confusione generata dagli equivoci. Sia Jay, il protagonista de “Il Grande Gatsby” che Dick, lo psichiatra di “Tenera è la notte”, si consumano nell’impossibile impresa di ripetere il passato. Che è la più grande tra le tentazioni. (Quante volte abbiamo sognato di rivivere una situazione che ci ha visti sconfitti o addirittura umiliati, per aver modo di risolverla a nostro vantaggio?). I grandi personaggi – Jay e Dick lo sono – nascono necessariamente dalla crisi generata dalla confusione? Oppure è la confusione (emotiva, cognitiva, affettiva) la causa gli stati di crisi? I “Venti ruggenti” (altro nome della Jazz Age) si concludono con il...