Reduci da una camminata sui monti, troppo stanchi per aprire un libro, ci siamo arresi a “Quattro matrimoni e un funerale” il meno peggio offerto dal televisore tecno-povero (variante: tecno-qualunquista) di cui disponiamo. Guardare per l’ennesima volta un film non è una cosa saggia; se rileggi Pinocchio o la Metamorfosi scopri quanto sei cambiato; se rivedi un film (cartoni animati esclusi) la prima cosa che ti viene in mente è l’insopportabile lentezza dell’essere. Eppure (nonostante l’insopportabile lentezza dell’essere) è stato utile. Innanzitutto abbiamo potuto verificare per l’ennesima volta che i protagonisti di “Quattro matrimoni e un funerale” – uomini e donne tra i 30 e 35 anni – soffrono di “patè d’animo” tragicamente simili ai nostri quando eravamo suppergiù quindicenni e già a sedici eravamo più sgamati. Uno dei personaggi muore d’infarto (serve per la scena...