Il più grande mistero dell’universo

By on Dic 16, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Confesso che i gossip (sesso, corna e rock ‘and roll) mi divertono da matti. Anche se è un divertimento di breve durata, diciamo trenta secondi. Per questo avevo nicchiato un po’ davanti alla cover dell’ultimo “D di Repubblica”, l’eccellente magazine che accompagna le imprese peristaltiche di tutta la famiglia. C’era la (presumibilmente) triste storia di Anne Sinclair l’ex moglie di quell’imbeccillone violento del signor Strauss Khan, il direttore del Fmi che in una stanza d’albergo di New York ha tentato di stuprare / ha stuprato una cameriera. (La differenza tra il dire e il fare, tra il tentare e il praticare è cosa da legulei; per quel che mi riguarda entrambi i livelli rappresentano uno degli atti più disgustosi e più meritevoli di castigo). Leggo l’articolo, guardo le foto di questa straordinariamente bella...

Tutto quel che voglio, pensavo, è solamente amore

By on Dic 15, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Sui muri della ridente Lissone che ho attraversato oggi in un giorno senza sole, campeggiano cartelli gialli. “1968: La fantasia al potere. 2014: la fantasia è un dovere. Lissone work in progress” recitano. Sono i residui del Lissone Walking Design 2014, il progetto che dovrebbe trasformare Lissone in un museo a cielo aperto. Sono sempre più perplesso di fronte alla parola “evento”, alla moltiplicazione degli eventi, alla realizzazione di alcuni dei quali io stesso necessariamente concorro. La capisco sempre meno questa parola. O forse non ne sopporto più la pochezza progettuale. Nel dubbio, è sufficiente imboccare la tangenziale e dirigersi verso la verde Brianza per comprendere che “Rammendare le periferie”, il progetto sociale di Renzo Piano, è ciò di cui avremmo davvero più...

Lector in fabula

By on Dic 1, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Sono un uomo fortunato. Posso scrivere quasi tutto ciò che mi passa per la testa, e i miei lettori (gli ormai celebri quattro sfaccendati) hanno anche la generosità di inviarmi riflessioni e stimoli che corroborano le mie piccole provocazioni. E’ il caso di C.B. che in risposta al tema delle fabbriche intelligenti che producono cose che prima non c’erano e di cui non sentivamo il bisogno, segnala il lavoro di Nir Eyal autore del libro “The Hooked”. Scrive C.B.: “Esistono anche aziende nella silicon valley che cominciano a porsi il problema del rischio di dipendenza che creano le loro invenzioni che hanno tanto più successo quanto più rispondono ad un bisogno. Il limite tra uso ed abuso dovrebbe essere dichiarato da una azienda responsabile”. (Qualcosa sull’autore lo trovate qui). Molto interessante, non credete? Alzi la mano chi di noi non è...

Le fabbriche del nuovo

By on Nov 29, 2014 in Comunicazione, Contemporaneità

Le aziende sono come le persone: apparentemente eguali, eppur profondamente diverse. Come non c’è una persona identica all’altra, così non esiste, nè mai esisterà, un’azienda uguale ad un altra. Certo, possiamo raggrupparle per tipologia, dimensione e settore. Ma proprio come le note musicali che compongono un cluster continuano ad essere diverse l’una dall’altra, chi vende telefonate è (e sempre sarà) profondamente diverso da chi produce sfilatini di pan francese, flange per oleodotti o diagnostica per immagini. La più grande differenza tra le imprese è tuttavia un’altra. L’indicatore che la misura potremo chiamarlo “coefficiente editoriale”, da cui deriva la valutazione del rischio / beneficio proprio di chi – individuo o impresa – applichi il proprio tempo, talento e risorse nell’ideare, produrre e distribuire...