E… oplà, noi ci ammazziamo (stupidario italiano)

By on Feb 10, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità, Scienze

Sono tanti i modi per suicidarsi. Quello scelto da Yukio Mishima il 25 novembre del 1970 è indubbiamente tra i più spettacolari anche se si svolse nel chiuso di una stanza. Cercando di onorare l’antico rituale, Mishima fece seppuku. Purtroppo la cosa non riuscì del tutto; il discepolo che avrebbe dovuto tagliargli la testa dopo che lui si era squarciato il ventre, pare mancasse per ben due volte il colpo e fu perciò sostituito nella bisogna da un terzo. Non ci sono più i samurai di una volta, verrebbe da dire. (La foto di Yukio Mishima poco prima di darsi la morte, assiso sul balcone intento ad arringare i militari vestito con una divisa in stile lift-boy del Grand Hotel che si era disegnata lui stesso, la trovate qui.) Il modo in cui il nostro amato paese tenta di ammazzarsi, è invece sempre lo stesso. Come si suicida un piccolo paese che, pur investendo due cocomeri e un peperone in...

Il cielo sopra Babele

By on Feb 1, 2016 in Comunicazione, Filosofia

Ho concluso la lettura de “Limite” di Remo Bodei (Il Mulino). Una riflessione erudita sul concetto di limite degli Antichi e la dismisura di noi moderni che di limiti (e del senso del limite) sembriamo più non averne. Scrive Bodei: “Nel passato il progresso delle civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite, che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita.” Insomma un’idea del mondo a mo’ di Gioco dell’Oca, dove si ritorna indietro all’infinito. Per gli antichi il cosmo è eterno, increato e indistruttibile: c’era e ci sarà sempre. Se non progrediamo in quanto esseri umani, se le civiltà non si perfezionano la causa è da ricercarsi nel susseguirsi sul nostro pianeta di catastrofi periodiche che distruggono il mondo per riprodurlo, di volta in volta, assolutamente identico al precedente. Una cosmogonia non so se più terrificante o...

Cazzeggio senza fine

By on Gen 29, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

“Mi occupo di comunicazione” è una perifrasi abbastanza orribile, ma questo faccio. O cerco di fare, sin quando non è la comunicazione a occupare me in senso letterale. Quante volte in questi giorni siamo stati occupati dall’orrido cazzeggio statuario? Giornali, internet, social, televisione. Pure un incredibile “Otto e mezzo”, nel corso del quale ho malgré moi condiviso e ammirato le argomentazioni di uno statuario Sgarbi, una volta tanto autentico “Re delle capre”. E ancora oggi l’orrenda menata della statue coperte, dello scaricabarile, della caccia ai responsabili, trova il suo bravo spazio. Così, passa sotto silenzio l’ennesimo barcone che affonda, i piccini annegati, la gabella danese e gli ottantamila espulsi dalla pur civilissima Svezia. E’ trascorsa, beninteso inutilmente, pure la Giornata della Memoria. Un solo dato di rilievo: la coraggiosa, inedita e temo inascoltata,...

Non toccare la donna bianca

By on Gen 22, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Com’era inevitabile e largamente auspicato dagli autori, la vignetta di Charlie Hebdo sul destino del piccolo Aylan, il bimbo trovato morto annegato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, ha suscitato sconcerto, disappunto, indignazione. Emozioni del tutto lecite: è compito (meglio: è natura) della satira provocare sino all’urticazione la pelle sensibile dell’opinione pubblica, il pensiero e la coscienza stessa. Altrimenti non sarebbe satira, ma più banalmente comicità che, appunto, è tale se fa ridere oltreché, si pera almeno un poco, pensare. Per chi non l’avesse vista, la vignetta incriminata si interrogava sul futuro del piccino se avesse avuto la ventura di diventare adulto, ipotizzando per lui un allegro avvenire di molestatore di donne germaniche. “Sgradevole” è stato il commento di persone di cui ho stima e, soprattutto, fiducia nelle loro capacità critiche; come da copione molto...