Accadde in America, seconda puntata: il Super Tuesday

By on Feb 14, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Avvertenza, spero del tutto inutile: in questa paginetta elettronica si parla di quell’ormai universalmente sgradito e sempre più sgradevole fenomeno che va sotto il nome di politica in qualità di “operatori della comunicazione”, tipica espressione della coscienza postmoderna che fa inevitabilmente il paio con “operatore ecologico” e “diversamente abile” (ma questa è un’altra storia). E il fenomeno, in tutti i sensi, delle primarie americane è squisitamente una storia di comunicazione, laddove i contendenti usano (nel bene e nel male) tutti gli strumenti della comunicazione moderna: dalle indagini di mercato al data mining; dallo studio dei competitor all’uso dei social; dalla strategia di posizionamento agli esercizi di retorica applicata. Che poi il paese più grande (nel senso di great) e potente al mondo si trovi nella situazione di scopiazzare gli eventi che la nostra cara, piccola...

Accadde in America

By on Feb 11, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Ho la fortuna di avere un’amica americana che sta a Indianapolis. In realtà, e la fortuna consiste anche in questo, l’amica è nata a Bari-Bari come dicono quelli nati a Bari-centro per distinguersi dagli altri. Tutta la sua vita l’ha trascorsa tra gli States e l’Italia, avanti e indietro con alterne fortune bisogna dire, in un pendolarismo che ha fatto di lei una creatura capace di guardare la realtà un po’ come l’Angelo della storia di Benjamin (“C’è un quadro di Klee che s’intitola ‘Angelus Novus’. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia...

E… oplà, noi ci ammazziamo (stupidario italiano)

By on Feb 10, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità, Scienze

Sono tanti i modi per suicidarsi. Quello scelto da Yukio Mishima il 25 novembre del 1970 è indubbiamente tra i più spettacolari anche se si svolse nel chiuso di una stanza. Cercando di onorare l’antico rituale, Mishima fece seppuku. Purtroppo la cosa non riuscì del tutto; il discepolo che avrebbe dovuto tagliargli la testa dopo che lui si era squarciato il ventre, pare mancasse per ben due volte il colpo e fu perciò sostituito nella bisogna da un terzo. Non ci sono più i samurai di una volta, verrebbe da dire. (La foto di Yukio Mishima poco prima di darsi la morte, assiso sul balcone intento ad arringare i militari vestito con una divisa in stile lift-boy del Grand Hotel che si era disegnata lui stesso, la trovate qui.) Il modo in cui il nostro amato paese tenta di ammazzarsi, è invece sempre lo stesso. Come si suicida un piccolo paese che, pur investendo due cocomeri e un peperone in...

Il cielo sopra Babele

By on Feb 1, 2016 in Comunicazione, Filosofia

Ho concluso la lettura de “Limite” di Remo Bodei (Il Mulino). Una riflessione erudita sul concetto di limite degli Antichi e la dismisura di noi moderni che di limiti (e del senso del limite) sembriamo più non averne. Scrive Bodei: “Nel passato il progresso delle civiltà umane era relativo, sottoposto a cicli naturali di distruzioni e di rinascite, che ne spezzavano periodicamente il consolidamento e la crescita.” Insomma un’idea del mondo a mo’ di Gioco dell’Oca, dove si ritorna indietro all’infinito. Per gli antichi il cosmo è eterno, increato e indistruttibile: c’era e ci sarà sempre. Se non progrediamo in quanto esseri umani, se le civiltà non si perfezionano la causa è da ricercarsi nel susseguirsi sul nostro pianeta di catastrofi periodiche che distruggono il mondo per riprodurlo, di volta in volta, assolutamente identico al precedente. Una cosmogonia non so se più terrificante o...