La famiglia è importante

By on Mar 16, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

La ragione era di tipo economico dicono i dirigenti. Ma aver scelto per la squadra dei giovanissimi, ragazzi di 12-13 anni, maglie di colore fucsia si è rivelata una pessima idea. Si è passati in fretta dagli sfottò agli “insulti omofobi”, come si dice nel gergo politicamente corretto. A dare dei froci ai ragazzini sono stati i rivali, giovinotti poco più grandi. Naturalmente nessun “adulto” (dirigenti, allenatori, genitori) ha preso le distanze né assunto qualche responsabilità (La notizia completa, ammesso che abbiate voglia di approfondire le schifezze, la trovate qui). Un episodio che fa da corollario al caso Sarri-Mancini che conferma, ammesso che ce fosse bisogno, lo stato penoso in cui versano i nostri circuiti educativi. Il mio amato edicolante di Città Studi, interista illuminato e allenatore per diletto di squadre di ragazzini, ha deciso di mollare il colpo dopo quarant’anni...

Pare

By on Mar 7, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Pare che, addetti ai lavori a parte, la notizia interessi solo quelli come me che vivrebbero di pane e giornali. (Il pane magari guarnito da un po’ di paté; i giornali pensati bene e scritti meglio). La notizia è che il Gruppo Espresso-La Repubblica si sposa con la Stampa e il Secolo XIX. Nasce un agglomerato editoriale le cui vendite rappresentano il del 55% del mercato. Un mercato sempre più asfittico: dai 6 milioni di copie vendute sino a qualche anno fa, si è arrivati ai 3 milioni attuali di cui il 20-25% pare sia rappresentato da abbonamenti digitali. Pare, poiché nel mondo dell’editoria tirature, diffusioni, vendite e rese sono dati affidabili quanto l’onorabilità delle matrone romane nell’età dell’Impero. Unirsi è tuttavia una scelta sensata e soprattutto inevitabile: i costi di un’impresa giornalistica sono divenuti insostenibili stante la costante moria di lettori; e la...

L’inverno del nostro scontento

By on Mar 1, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Quando leggo di Stefan Zweig o del suo amico Joseph Roth, il vero grande scrittore fra i due, della loro fine: il primo trovato suicida in un letto in uno sperduto paesino brasiliano insieme alla (seconda? terza?) giovane moglie; il secondo ammazzato nel ’39 dalla pluriennale dieta alcolica; quando penso all’ancora più grande Walter Benjamin, e alla sua e loro incapacità di sopravvivere alla caduta del mondo come lo avevano conosciuto, il mondo di ieri come scriveva Zweig, il mondo ucciso dalla prima guerra mondiale e poi dal trattato di Versailles; dalla crisi del ’29 e dall’iper-inflazione; e infine dal trionfo dei totalitarismi. Zweig, Roth e Benjamin erano, tanto per cambiare, non solo intellettuali ma pure ebrei, e la cosa non aiutava in quegli anni. Quando penso al passato e alle grandi cesure che segnano la fine di qualcosa e l’inizio di qualcos’altro (che però ancora non si sa...

La prevalenza del cretino

By on Feb 26, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Amsterdam, Olanda: il politicamente corretto in gita al museo Martine Gosselink è a capo di un progetto innovativo. Il suo compito è guidare la modificazione dei termini ritenuti offensivi dalle opere esposte al Rijksmuseum di Amsterdam, un bruscoletto di museo da 2,5 milioni di visitatori l’anno grazie al dovizioso patrimonio di Rembrandt e Vermeer. Termini come negro e nano devono essere quindi espunti, come pure indiani se riferito ai nativi americani. E pazienza se di negri, nani e indiani si tratta. La “Giovinetta negra”, titolo originale, è quindi diventata “Giovane donna con ventaglio (nel quadro effettivamente la ragazza diversamente abbronzata come direbbe l’ex cavaliere Berlusconi ha tra le mani l’attrezzo refrigerante). Domanda delle 100 ghinee: come riconvertirebbe la signora Gosselink il “Doppio ritratto del nano Morgante” del Bronzino? Interpellato in merito il direttore...