Quando si dice la sfiga

By on Giu 1, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

La comunicazione, in particolare quella pubblicitaria, dovrebbe essere compresa nell’elenco dei mestieri usuranti. Quelli che consentono (consentirebbero?) di andare in pensione prima. Prima degli altri che ci vanno, che ci andranno, che ci andrebbero (grazie alla signora Fornero ogni consecutio temporum si fa fragile e incerta come un passerottino caduto dal nido). E’ forse per questo che di pubblicitari anziani non se ne vedono. Sono tutti giovani, giovanissimi: costano meno (costano un cazzo) e non hanno grandi pretese. Credo li abbattano quando accennano ad invecchiare. Come i disc jockey o gli animatori dei villaggi. O diventano (in fretta) Fiorello, oppure via, di corsa al canile municipale. Ma non basta. Oltre all’età e alla fatica (provate voi a fare un mestiere che TUTTI sono convinti di saper fare: dal Presidente alla Segretaria del Presidente, giù giù per le gerarchie...

Gemelli diversi

By on Mag 30, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Che la comunicazione, tutta la comunicazione, viva di semplificazioni e di topoi è cosa ampiamente nota. E’ un problema di tempo, di velocità di lettura. Ma anche di pigrizia e di bisogno –  in perfetta relazione causa/effetto con la duplice pigrizia di scrive e di chi legge – di creare quelli che gli americani chiamano characters. Il teatrino della politica (era o non era il povero Bossi a chiamarlo così?) è zeppo come un secchio pieno di anguille di personaggi e personaggetti fissi e stereotipati come gli eroi di Disney: Topolino, acuto investigatore e fedele fidanzato; Pippo, buono, caro e deficiente (come quasi tutti coloro che insistono a farsi chiamare così). Paperino, sempre sfigato e sempre reattivo; Qui, Quo e Qua fastidiosamente perfettini come devono esserlo da contratto tutti i boy scout di questo mondo. Purtroppo, non sempre e non tutti i characters, ovvero la costruzione...

Tanti auguri Virginia

By on Mag 20, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Tra tutte le dichiarazioni sulla morte di Panella quella che più mi ha colpito è quella della candidata five star Virginia Raggi. (Adinolfi a parte, beninteso: mentre tutti, nessuno escluso, mettevano il cappelluccio sul morto, l’unico che gli ha sputato addosso è stato lui; deve avere seri problemi endocrinologi, povero caro). Tornando alla Raggi, che è poi il tema di questa madeleine nel senso di biscottino, la giovane avvocata romana aveva dichiarato pochi giorni fa che sì, se Grillo glielo chiedesse lei si dimetterebbe. Una volta eletta sindaco, si suppone. Un inno di fedeltà alla linea persino più commovente del lettere morali del padre di Enrico in “Cuore”. Poiché una dichiarazione tira l’altra e con “Marco” come ora lo chiamano tutti, era impossibile starsene zitti. Dopo Scalfari, Salvini, Mattarella, Renzi (etc etc) anche la Raggi dice la sua rimarcando (rivendicando) la...

Tendenze

By on Mag 18, 2016 in Comunicazione, Contemporaneità

Dovrò leggere prima o poi (prima che poi) “L’idea di città” di J. Rykwert. Nel nostro paese l’ha editato tanto per cambiare la solita Adelphi (grazie Calasso). Perché leggerlo? Il risguardo di copertina del costoso volume (perbacco, Calasso) recita: “…uno degli studi capitali di Joseph Rykwert, ormai divenuto un indispensabile punto di riferimento non solo per architetti e urbanisti, ma per chiunque abbia a che fare con la nozione di città. Di fronte alla desolante povertà del pensiero urbanistico contemporaneo.”. Rykwert è nato a Varsavia nel 1926. Le fotografie in rete (date un occhio) ci propongono l’immagine di un omino col volto gentile e furbetto da topino, un anziano sorridente signore scappato dalla triste Polonia e diventato un’autorità nel suo mestiere in America, tanto per cambiare (ma quanto l’abbiamo nutrita ‘sta America?). In una recente intervista pubblicata su Rep, il...