Il guaio con Michele Serra è che scrive sei giorni a settimana sul quotidiano più diffuso e letto d’Italia; sicché le cose che hai pensato tu la sera prima te le trovi scritte il giorno dopo, e oltretutto pure molto meglio di quanto avresti saputo fare. Questo non solo “è giornalismo” (titolo del più prestigioso premio di categoria) ma è anche, se non soprattutto, la manifestazione tangibile delle così dette “affinità elettive”. Serra è in perfetta corrispondenza di amorosi sensi con una larga, larghissima fetta di persone che hanno compiuto il lungo e faticoso percorso che dalla protesta giovanile li ha condotti al riformismo laico della maturità, la speciale condizione di consapevolezza e disincanto che nonostante tutto non nega il sogno e la speranza. Perché senza sogni e senza speranza non si va da nessuna parte, neppure a lavarsi i denti. (Un esempio magistrale di assonanza è il...