Secondo Wittgenstein il significato di una parola è il suo uso in un particolare contesto; di conseguenza, il linguaggio altro non sarebbe che un insieme di “giochi linguistici”, attività costruita in base a delle regole, in assenza delle quali (aggiungo io) la comunicazione sarebbe impossibile. Che “gioco linguistico” sta dietro a parole come islamofobo e – lanciata nel mercato della comunicazione giusto in questi giorni – russofobo? Se trovo raccapricciante il governo (e i metodi di governo) della teocrazia iraniana sono islamofobo? Se provo orrore e disgusto per la pratica della sharia? E se ritengo che chiunque voglia vivere nell’Europa laica e democratica deve in primo luogo impegnarsi a rispettare le sue leggi a prescindere dal proprio credo religioso? Analogamente, se trovo raccapricciante il governo (e i metodi di governo) della Russia putiniana sono russofono? E se...