Quando un Re muore

By on Lug 24, 2018 in Comunicazione, Contemporaneità

Ci sono fatti che fanno carriera. Cambiano status e si trasformano in marcatori. La malattia di Sergio Marchionne, la sua dipartita professionale e l’inevitabile rapida sostituzione, è un esempio perfetto. Non solo – come ha magistralmente documentato Michele Serra sulle pagine di Repubblica – testimonia l’ennesima separazione tra la così detta sinistra, ormai talmente scissa e conflittuale che neanche i Roses al tempo della loro guerra cinematografica, ma andando ben oltre i tradizionali confini degli odiatori da tastiera eccita le secrezioni di una categoria affatto nuova e sempre più vitale: i tuttologi. Un tempo, diciamo prima dell’avvento del web, questa categoria ontologica la incontravi davanti ai listini di Borsa: nasce da lì la fortunata espressione del mio amico Buddy “panino e listino”; oppure stazionava nei pressi dei “lavori in corso” sorvegliandone l’andamento...

Camicia rossa la trionferà

By on Lug 9, 2018 in Comunicazione, Contemporaneità

Cosa penso d’aver imparato ora che ho raggiunto lo status di PPA, piccolo pubblicitario anziano? Pensa e scrivi come se il prodotto (il servizio) che promuovi fosse destinato a te. Scrivi pensando con ostinata ossessione a chi leggerà le tue parole, sia essa cameriera o granduchessa. Pensa e scrivi (strategia di comunicazione, campagna, o semplice testo) per risolvere un problema non per realizzare un’opera d’arte (sic). La pubblicità non è un’opera d’arte. Non anticipa, segue. Non inventa, imita. Non scandalizza, rassicura. La pubblicità è come la tecnica: funziona (quando funziona). Pensavo ai quattro ferri del mio mestiere l’altrieri, il giorno delle camicie rosse. Le hanno indossate molte persone che conosco e stimo; persone con le quali è gradevole prendere l’aperitivo, scambiarsi un libro, visitare una mostra, accendere un piccolo flirt, cenare in terrazza, programmare una...

Il “MeToo” del Procuratore

By on Mag 8, 2018 in Comunicazione, Contemporaneità

La notizia potrebbe far sorridere. Eric Schneiderman, il procuratore generale di New York, che sposò la causa del #MeToo e fece causa ad Harvey Weinstein citando pure la sua società per non aver tutelato le dipendenti, è a sua volta accusato di abusi sessuali. Lui nega: “Sono stati giochi di ruolo consenzienti”. Le signore, quattro, sostengono di essere state picchiate (pure ripetutamente). Senza il loro consenso, beninteso. Una di esse sostiene anche di essere stata minacciata di morte se avesse interrotto la relazione. Ma quanto tempo libero e quante energie questi americani, verrebbe da dire. Sto (lentamente) leggendo un libro mirabile di Steven Pinker, cervellone del MIT. Si intitola “Il declino della violenza”, Mondadori, una mappazza di 885 pagine note comprese che a dispetto della mole (pesantezza mezza saggezza?) pagina dopo pagina si rivela essere lettura straordinaria....

Cari fanatici

By on Ott 17, 2017 in Comunicazione

Sto leggendo “Cari fanatici” di Amos Oz, seguito ideale di “Contro il fanatismo”. Non è l’opera di uno specialista e neppure un manuale; sono riflessioni che l’autore ormai ottantenne dedica ai propri nipoti. Eppure l’ambizione è altissima: nella prefazione si augura di riuscire a “… catturare l’attenzione di coloro che la pensano diversamente da me”. (A proposito dello sforzo di Oz, non è forse inutile ricordare come l’attenzione e la memoria siano i mali della nostra epoca; nel senso che l’attenzione latita, e la memoria collettiva è ormai quella di un pappagallino. Eppure ci fu un tempo (non molto tempo fa) in cui il compito della retorica – ovvero l’arte della persuasione attraverso l’argomentazione – era quello di servire la politica intesa quale arte della polis, cioè dello stare...