È nera

By on Gen 30, 2020 in Comunicazione

Con la parola “creatività” si finisce spesso col far confusione. Ad esempio la si attribuisce a contesti come la pubblicità che invece hanno assai poco a che fare con la facoltà creativa in senso stretto. Secondo la Treccani, creatività significa “virtù creativa, capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia”. La pubblicità, in modo particolare le forme più coinvolgenti e convincenti, non crea nulla: né con l’intelletto e neppure con la fantasia.  La pubblicità imita. Annusa l’aria, identifica e poi sceglie una pista. L’interpreta e la cavalca, a volte con spudorata intelligenza, assai più spesso con morbosa banalità formale. Diciamo quasi sempre. La pubblicità, come la buona vecchia DC che ormai solo gli anziani ricordano, non vorrebbe a priori scontentare nessuno; il suo sogno è piacere a tutti, donne, uomini, bambini, adolescenti, anche se l’oggetto del narrare è una colla...

In Goude we trust

By on Gen 7, 2020 in Comunicazione

La storia delle merci è stata spesso scritta come storia del desiderio, un sentimento persino più forte dei bisogni primari, un tetto sulla testa, la pancia piena, uno straccio a protezione dal freddo. Quando accade le merci diventano desideri condivisi e, a differenza degli individui che le ambiscono, assumono tratti che le distinguono dalla folla delle altre merci. Non tutte le merci, solo quelle che compiono l’impervio percorso che le trasforma in brand e dona loro personalità e caratteri unici e memorabili. Inutile dire che è un evento raro: statistiche USA segnalano che il rapporto di trasformazione di un’idea in prodotto di successo sia di uno a un milione. Ma, attenzione, un prodotto di successo non è (ancora) un brand, e non è affatto detto che lo possa diventare. Come le persone, i brand possono essere stimolanti o noiosi, conservatori o innovatori, barocchi oppure...

Facce

By on Lug 21, 2019 in Comunicazione

La figlia di un’amica è in Cina. Un viaggio di studio organizzato dalla sua università. Tra sorprese e stupori, quello che sin’ora l’ha colpita di più è la ricevuta di un acquisto compiuto il giorno prima che mostra l’immagine del suo volto. Come avranno fatto si è chiesta un po’ spaurita, quando mai mi hanno ripresa, come possono avere tutto sotto controllo. È noto che in China i sistemi di riconoscimento facciale sono diffusi in modo capillare e progrediti al punto di schedare il volto di ogni persona: milioni di quelle facce che a noi sembrano tutte uguali. Il passo successivo (o quello precedente?) è la pagella del cittadino, il documento che dà i voti ad ogni abitante della repubblica popolare e che sancisce il grado di autonomia (di libertà?) di cui può godere il singolo individuo: un presente di tranquilla paura che prefigura un futuro da incubo.  Mentre i chinesi sono impegnati...

Tu chiamale se vuoi

By on Mag 30, 2019 in Comunicazione

La scoperta dell’acqua calda. Come spesso mi accade, anche col “Game of Thrones” sono arrivato tardi. Totalmente immune da spoiler (forse che conoscere anzitempo la sorte di Madame Bovary nuoce alla lettura?) cerco di mettermi in pari prima dello spegnimento finale seguendo una media di circa trequarti di puntata al giorno saltandone tre, debitamente aggiornato sui fatti salienti (morti, fughe riuscite vs. riacchiappi, matrimoni, tradimenti, duelli, torture, crescita dei draghi…). Il guaio, come riconoscono molti suiveur, sono i dialoghi, banali e tautologici e l’andamento delle scene di collegamento, soporifere peggio di una sinfonia di Bruckner a farmi rimpiangere i perfetti tempi narrativi delle storie del maghetto, ennesima dimostrazione dell’intelligenza della Rowling anche nella scelta dei registi. I più scaltri, quelli avveduti, sostengono che la letargia dei dialoghi nasca...