Bombardare Agrabah

By on Dic 20, 2015 in Comunicazione, Contemporaneità

Leggo la notizia e non so sorridere o mettermi a piangere. Eccola: “supporteresti o ti opporresti a un eventuale bombardamento di Agrabah? Al quesito del sondaggio lanciato dalla società americana Public Policy Polling (Ppp), il 30% degli elettori Repubblicani negli stati Uniti è favorevole, il 57 per cento non è sicuro, solo il 13% si oppone. Tra i Democratici, il 36% si è detto contrario, mentre solo il 19% è favorevole. Un risultato notevole se si pensa che Agrabah esiste solo nel fantastico mondo Disney: è infatti il paese dove è ambientato il film di animazione Aladdin. Immediata la reazione su Twitter, con commenti e battute con l’hashtag #Agrabah. Inviati e corrispondenti si sono divertiti a segnalare finti reportage dalla pericolosa zona di guerra, invocando una no fly zone per tappeti volanti”.

Non è tutto. Pare che 28 milioni di elettori americani del Partito Repubblicano siano tutt’ora convinti che il Presidente Obama sia islamico. Vi risparmio il numero di coloro i quali, nel paese che ha mandato l’uomo sulla Luna, ritiene che la Bibbia abbia ragione (la Terra non ha più di 6000 anni). Del resto è noto che molti americani sono convinti che l’avventura di Amstrong e compagni sia una finzione cinematografica, per non parlare delle Torri Gemelle, notoriamente abbattute da una congiura ebraica.

Perché sorprendersi, visto lo spaventevole tasso di irrazionalismo che circola nelle vene del mondo? Lo so, sono un maledetto eurocentrico; forse addirittura contagiato da un ritorno di neo-neo-colonialismo. Ma continua a stupirmi constatare come la nazione più “scientifica” del mondo per numero di brevetti, innovazione tecnologica, ricerca di base e ricerca applicata, premi Nobel – quelli che contano, mica le cazzatine letterarie – possa essere così crassamente ignorante e credulona. Un paese di capre come direbbe il pur valido Sgarbi dal suo lettuccio d’ospedale. Quando invece le capre malefiche, quelle che intossicano le menti più deboli con pensieri di morte, ti aspetteresti di trovarle solo nei paesi dove pascolano cammelli e i datteri sono più dolci.

Eppure non possiamo (non dobbiamo) smettere di voler bene al paese a stelle e strisce. Un bene guardingo e critico. Nonostante l’immensa quantità di cazzate, pericolose e pericolosissime, che continua a compiere principalmente contro se stesso (il numero di morti ammazzati per detenzione legale di armi cresce di anno in anno)

Nella Costituzione americana del 4 luglio 1787 con ingenua fiducia nelle magnifiche sorti e progressive, i padri costituenti avevano stabilito che “a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità”. Forse, come suggerisce Umberto Eco, avrebbero fatto meglio ad accontentarsi, promuovendo il diritto-dovere di tutti gli uomini di ridurre la quota d’infelicità circolante nel mondo. Ma diciamo che almeno si sono posti il problema. Che poi, come spesso accade nella loro giovane ma tormentata storia, vedano i problemi sotto forma di chiodi e conseguentemente provino a risolverli armandosi di martello, è un corollario piuttosto seccante.

In un mondo in cui i chiodi sono sempre più numerosi (e la loro testa sempre più voluminosa) la piccola Europa incapace di diventare adulta ha però un bisogno fottuto dell’amico americano, anche se insopportabilmente rozzo e violento come un boscaiolo bielorusso. E’ figlia nostra l’America, della nostra storia e della nostra cultura intendo. Chissà cosa accadrebbe se per primi fossimo noi a crescere