Feria d’agosto 3
Si torna a casa in compagnia di Radio Bergamo musica anni ’60 e ’70. Praticamente una macchina del tempo. Ascoltandola s’imparano una quantità di cose. (Avremo modo di riparlarne nelle prossime madeleine). Passa “Il ballo del mattone” (Rita Pavone, 1961). Stupore per l’essenziale banalità del testo ripetuto per un tempo che mi pare infinito:
Non essere geloso se con gli altri ballo il twist,
Non essere furioso se con gli altri ballo il rock:
Con te, con te, con te che sei la mia passione
Io ballo il ballo del mattone.
Non provocar la lite se con gli altri ballo il twist,
Non farmi le scenate se con gli altri ballo il rock:
Con te, con te, con te che sei la mia passione
Io ballo il ballo del mattone.
Lentamente, guancia a guancia,
Io ti dico che ti amo
Tu mi dici che son bella
Dondolando, dondolando sulla stessa mattonella!
Non essere geloso se con gli altri ballo il twist,
Non essere furioso se con gli altri ballo il rock:
Con te, con te, con te che sei la mia passione
Io ballo il ballo del mattone.
Lentamente, guancia a guancia,
Io ti dico che ti amo
Tu mi dici che son bella
Dondolando abbracciati sulla stessa mattonella!
Non essere geloso se con gli altri ballo il twist,
Non essere furioso se con gli altri ballo il rock:
Con te, con te, con te che sei la mia passione
Io ballo il ballo del mattone.
Amor.
Una volta a casa cerco la controprova. Me la offre Gianni Morandi con la sua Andavo a cent’allora” (1962).
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Andavo a cento all’ora
Per trovar la bimba mia
Ye ye ye ye
Ye ye ye ye
Andavo a cento all’ora
Per cantar la serenata
Blen blen blen blen
Blen blen blen blen
E non vedevo l’ora
Di baciar la bocca sua
Ye ye ye ye
Ye ye ye ye
Ma si bruciò il motore
Nel bel mezzo della via
Blen blen blen blen
Blen blen blen blen
Amore aspettami
Corro a piedi da te
Son cento chilometri
Che io faccio per te
Andavo a cento all’ora
Per trovar la bimba mia
Ye ye ye ye
Ye ye ye ye
Andavo a cento all’ora
Per cantar la serenata
Blen blen blen blen
Blen blen blen blen
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Yeppa
Ye ye ye ye
Blen blen blen blen
La la la la
ye ye ye ye
Amore aspettami
Corro a piedi da te
Sono cento chilometri che io faccio per te
Andavo a cento all’ora
Per trovar la bimba mia
Ye ye ye ye
Ye ye ye ye
Andavo a cento all’ora
Per cantar la serenata
Blen blen blen blen
Blen blen blen blen
Ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Eh ciunga ciunga ciù
Ciunga ciunga ciù
La la la la la
Come noterete il tessuto lessicale, per quanto illeggiadrito da espressioni onomatopeiche (sbuffi di vaporiere e frastuono di pistoni?) è della stessa materia del “Ballo del mattone”: elementare, ripetitivo, d’una miseria proletaria che probabilmente avrà commosso Pasolini.
Bisogna attendere il 1966: Lucio Battisti esordisce con “Per una lira” e “Dolce di giorno”. Finalmente nel 1968 viene pubblicata “Balla Linda”, canzone in cui Battisti e Mogol rifiutano la convenzione delle rime baciate. Una rivoluzione. E poi c’è qualcuno che ha il coraggio di affermare che il sessant’otto è l’origine di tutti i nostri guai.