Temo che l’ambasciatore israeliano Alon Bar abbia torto. A proposito delle accuse di genocidio mosse dal cantante Ghali a Israele, il diplomatico ha affermato: “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”. Penso abbia torto per due ordini di motivi. La censura, di qualsiasi tipo e forma, censura, non ha nulla a che vedere con i principi di paese democratico; in secondo luogo Sanremo è per definizione il luogo ideale di chi è disposto a denudare sul palco pure la zia Peppina pur di ottenere uno scampolo di notorietà. Forse l’ambasciatore non sa che l’era delle dichiarazioni “superficiali e irresponsabili” ebbe inizio nel lontano 1970. La bomba alla Banca dell’Agricoltura era esplosa da poche settimane e lo scontro sociale aveva raggiunto livelli altissimi. Ma l’ineffabile Celentano...