“Tunner, noi non siamo turisti, siamo viaggiatori. Ah, che differenza c’è?” (“Il te nel deserto”, 1990, Bernardo Bertolucci). La differenza c’è, e bella grossa anche. Ma di questi tempi difficile da praticare. Masse sterminate di turisti affollano i dehor la cui vastità è diventato il tratto distintivo di ogni città d’arte che si rispetti. Per non parlare di siti museali, chiese e monumenti, conquistati in fila per sei alla ricerca di un’esperienza che, vista natura e qualità dell’equipaggiamento (abiti, calzature e casermaggi vari) è arduo ritenere appartenente alla ragione estetica. Così ciò che distingue il viaggiatore dal turista è forse l’interesse per le storie generate dagli incontri, oltre alla conoscenza tecnica ed affettiva degli “oggetti” che motivano al viaggio: opere d’arte, forma urbis, paesaggi e cibi. Potremmo quindi concludere che il viaggiatore a differenza del...