FMR o dell’effimero

By on Set 14, 2020 in Contemporaneità

Ho incontrato éphémère che ero ancora un pischello all’università. Ero salito nella sede che allora stava dalle parti della Statale per consegnare la correzione delle terze bozze di un libro di cui ho scordato il nome. Lui stava in compagnia di un fox terrier a pelo ruvido, circondato da assistenti che mi parevano bellissime e in gambissima, la rosa di plastica rossa d’ordinanza appuntata al rever della giacca. Di chi sto parlando? Ma del parmense più chic, più elegante e più snob che la pianura padana (territorio vocato alla produzione di talenti fuori registro) abbia prodotto degli ultimi cinquant’anni: Franco Maria Ricci. Cosa resta del suo lavoro ora che FMR, “la rivista più bella del mondo” come pare la definì Jacqueline Kennedy prima di trasformarsi in Jackie O, venduta al momento giusto (e immagino a caro prezzo) è stata massacrata da chi l’ha insensatamente comprata? Oltre al...

Carlotta canta. Speranza suona.

By on Set 4, 2020 in Comunicazione

Niente più pubblicità in tv grazie alle piattaforme streaming. Una liberazione, certo: la qualità dei nostri commercial fa rimpiangere persino le più stucchevoli storielle di Carosello, ma anche un limite per chi fa un mestiere come il mio. L’altra sera ho però pigiato il tasto sbagliato. Invece di Netflix sono finito sulla 7, il canale di proprietà di quel signore che in redazione qualcuno ha soprannominato – non si sa se per via della statura fisica o di quella imprenditoriale – “editorino”. Fortuna vuole che in quel momento girasse lo spot Amazon. Quello della signora appesantita dall’età che sfaccendando lenta tra gli scaffali dei pacchi ringrazia l’azienda per averle dato un’altra possibilità che nessuno credeva fosse (ancora) possibile. Per una della sua età, implicitamente priva qualsivoglia competenza specialistica. Dal tinello al muletto a mano, insomma. Ma...

Caran d’Ache

By on Lug 27, 2020 in Contemporaneità

Non ne comprendo la ragione ma devo mio malgrado ammettere che la compagine dei negazionisti mi mette di buon’umore. Pittoresca come gli Hare Krishna di parco Sempione, comprende un arco di varia umanità più variegato di una scatola di Caran d’Ache. C’è il tenore pop, il lego-sovranista, l’ex attor giovane specializzato in scene isteriche e pure il raffinato filosofo di sinistra-sinistra spintosi talmente a sinistra da non distinguersi più dalla destra. Il virus non esiste, non esiste più, non è mai esistito. Il virus, ammesso che esista ancora, lo portano gli immigrati. Le politiche di contrasto alla pandemia sono una palese (vergognosa, scandalosa, avvilente, umiliante etc. etc) negazione delle libertà. Salvini, Sgarbi, Bocelli e il pur valido Agamben, il pensatore che ci avverte di come il diritto alla salute si sia trasformato in dovere, uniti nella lotta. Un’inedita alleanza...

Tradimenti

By on Lug 25, 2020 in Filosofia

“Il nazionalismo è il veleno del nostro tempo. Ha portato l’Europa sull’orlo della rovina. Trascina i nuovi stati dell’Asia e dell’Africa come lemmings impazziti. Dichiarando di essere un cittadino del Ghana o del Nicaragua o di Malta un uomo si risparmia i fastidi. Non deve più arrovellarsi a scoprire chi è, dov’è la propria umanità. Ogni spinta di massa della politica moderna, ogni progetto totalitario, si basa sul nazionalismo, sulla droga dell’odio che induce gli esseri umani a mostrare le zanne dai due lati di un muro, di dieci metri di terra squallida. Anche se va contro la sua volontà tormentata, la sua stanchezza, l’ebreo – o almeno qualche ebreo- può svolgere un ruolo esemplare. Mostrare che mentre gli alberi hanno radici, gli uomini hanno gambe e sono uni gli ospiti di altri. Se non vogliamo che il potenziale della civiltà venga distrutto, dovremo sviluppare delle...

Le parole fra noi leggere

By on Lug 13, 2020 in Filosofia

Ci sono parole che hanno conosciuto i fasti della gloria al punto di divenire sinonimi di categoria filosofico-politica. Una di queste è “progresso”, lemma esaltato dall’esplosione positivista di fine ‘800, caduto nelle polvere largo circa al termine della prima guerra mondiale e tutt’ora considerato un’ingenuità grossolana dal pensiero post-modernista contemporaneo. Il tema del progresso, l’idea stessa di progressione intesa quale miglioramento umano e sociale, scatena reazioni unanimi dalle curve degli apocalittici quanto degli integrati. Per i primi parlare di “progresso” dopo la crisi economica e la pandemia è folle più che insensato; per i secondi, nostalgici delle tradizioni nazionali (quali che fossero) il sogno è semmai il regresso, il ritorno perché il “prima” è sicuramente meglio del “dopo”. Per entrambi la colpa è comunque della scienza e della tecnica: disumanizzata e...