The new condom

By on Ott 7, 2020 in Contemporaneità

Indossare la mascherina non credo faccia piacere a nessuno. Stesso ragionamento per il preservativo. Nonostante gli sforzi dei produttori, mai conosciuto un maschietto felice di sigillarsi il pippolo nel Domopak. Nonostante la palese diversità di utilizzo, entrambi gli oggetti fanno parte di un comune milieu culturale. Come lo spazzolino da denti, il sapone e il deodorante, anche il loro  impiego definisce l’appartenenza al perimetro della (attuale) idea di civiltà che, come tutti i valori, cambia nel tempo: quando padre Dante passeggiava per Firenze era ritenuta buona creanza avvertire il passante prima di sversare il pitale nella pubblica via. Diciamo quindi che dopo il condom anche la mascherina è diventata una bandiera. Un elemento di distinzione che comunica una scelta di campo netta e radicale; grazie al fatto di essere immediatamente visibile, offre il vantaggio di informarci...

Gioco di specchi

By on Ott 4, 2020 in Filosofia

Ogni volta che leggo un lavoro di Carlo Rovelli so che sarà necessaria una seconda lettura. E poi una terza e una quarta. Sono consapevole che ciò che credevo di aver compreso sparirà miseramente dalla mia mente con la stessa velocità con cui l’acqua, levato il tappo, scorre nel lavandino. Gli amici fisici che frequentavo nei (lontanissimi) anni dell’università mi assicuravano che è normale. Dicevano che se gli strumenti non vengono adoperati tutti i giorni finisci con lo scordare il loro uso e non distingui la zappa dal piccone. Peccato che i loro strumenti – il formalismo matematico – siano per quasi chiunque più oscuri della Pizia. L’ultimo lavoro di Rovelli si chiama Helgoland. Tratta di meccanica quantistica. La teoria che negli ultimi cento anni ha avuto più successo nello spiegare le cose. Quali cose? Tutte: dai satelliti agli smartphone, dal giro degli elettroni ai vortici...

Marcatori del tempo

By on Set 29, 2020 in Contemporaneità

Scorrendo il giornale sono finito sul longform di Repubblica dedicato al massacro del Circeo. La foto, per fortuna sostituita, è quella della sopravvissuta. Fa capolino dal bagagliaio dell’auto dove gli assassini l’avevano ficcata credendola morta. Non comprendo se il suo volto esprima sollievo per la vista dei soccorritori o sia il sembiante del terrore. Forse entrambe le emozioni sono più simili di quanto non sia possibile pensare. Sono passati 45 anni. Eppure il volto rigato di sangue di Donatella continua ad essere per me l’immagine suprema dell’orrore in tempo di pace. (Mi fa senso l’ espressione “tempo di pace”, perché – evidentemente – in pace con sé stessi gli umani, gli umanoidi?, non riescono ad esserlo mai). Un marcatore del tempo che non passa. Salgo sul 2, un vecchio tram serie 4700 costruito negli anni ’60. La foto che ho scattato si direbbe “emblematica”, parola usata...

Aree strettamente sorvegliate.

By on Set 16, 2020 in Contemporaneità

I teorici del turbo-liberalismo non sono necessariamente cattive persone. Li riconosci perché, come i cani cresciuti in libertà, considerano i controlli e il bilanciamento dei poteri alla stregua di insopportabili guinzagli e museruole. L’amara vicenda dei Boeing 737 caduti a causa di un “culmine orribile di errori, difetti di ingegneria e cattiva gestione” volta ci ricorda per l’ennesima che il capitalismo è un animale selvatico che va tenuto a bada. Il documento del Congresso statunitense redatto al termine di un’indagine durata diciotto mesi afferma: “I fatti esposti in questo rapporto documentano un modello inquietante di errori di calcolo tecnici e di orribili errori di valutazione da parte della gestione fatti da Boeing. Illumina anche numerosi errori di supervisione e lacune di responsabilità da parte della FAA che hanno svolto un ruolo significativo negli incidenti del...

Domani, nel frattempo.

By on Set 15, 2020 in Comunicazione

Oggi ho acquistato il primo numero di Domani. (Sì, lo so, è un calembour della mutua; a mia attenuante diciamo che l’ha provocato la frase di Walter Siti che campeggia nella versione digitale: “Il domani non è altro che l’oggi osservato con più attenzione”). Un ben strano giornale questo primo numero di Domani che ho comprato oggi. Sulle 20 pagine dell’agile edizione cartacea firmano un numero decisamente consistente di scrittori. Oltre al già citato Siti, ci fanno compagnia Igiaba Scego, Arianna Farinelli, Gianfranco Carofiglio, Jonathan Bazzi e Daniele Mencarelli. Nonostante che la categoria ultimamente sia più svalutata di una moneta argentina, continuo a pensare che i giornali li debbano fare i giornalisti non gli scrittori. Che gli editoriali sulla crisi degli Stati Uniti, vera o supposta che sia, li debbano redigere opinionisti che il ruolo se lo sono conquistato sul campo e nel...